Caro direttore,
mi rivolgo a lei invece che alla Rai perché non conosco un indirizzo del servizio pubblico radiotelevisivo a cui scrivere. Ho visto l’inizio della puntata di lunedì 16 aprile della trasmissione denominata 'Quelli che dopo il tg', in onda su Rai2, e devo dire che sono rimasto molto perplesso dal tentativo fatto dai conduttori di scherzare sulla guerra in Siria. Non so davvero che obiettivo avessero: per far divertire, l’ultimo argomento che sceglierei è una guerra. Ma come si fa non pensare alle sofferenze che ogni guerra si porta sempre dietro? Se non si ha niente da dire, perché non provare a stare zitti? Buon lavoro.
Fulvio Colombo Briosco (Mb)
Ricevo la testimonianza della sua grave perplessità, caro signor Colombo, e la sottopongo agli interessati. Non ho visto la trasmissione di cui lei parla e stento a credere che dagli schermi della Rai si sia scherzato con leggerezza infelice sulla guerra di Siria. Se si è deciso di toccare in quel tipo di programma un tema così doloroso, forse l’intenzione era altra: non far ridere, ma far pensare o, magari, segnalare una stortura. Me lo auguro. Si può parlare utilmente di tutto, anche in modo leggero, dipende con quale intenzione e con quale esito sostanziale. La forza buona della satira e persino dell’intrattenimento non va sottovalutata né demonizzata. Ma si possono anche fare seri errori... Le ricordo anche che ogni giorno nella penultima pagina di 'Avvenire', assieme ai programmi tv, pubblichiamo una serie di recapiti telefonici e di email delle principali tv italiane e delle realtà al servizio di telespettatori. La Rai, tra l’altro, è tornata a offrire un numero verde 800.938362 e sul proprio sito www.rai.it propone la sezione 'contatti'.