Lettera firmata
Lo scandalo di tanti collaboratori parlamentari costretti a lavorare « in nero » con retribuzioni misere è una vergogna che non solo svilisce le Assemblee legislative, ma le mette alla berlina perché incapaci fino ad oggi di applicare per sé le norme del lavoro che « impongono » ai cittadini. È mortificante che sia stato necessario emanare specifici regolamenti da parte dei presidenti di Camera e Senato per sancire che l’accesso al Parlamento sarà consentito solo a collaboratori assunti con contratto regolare. Non è qualunquismo interrogarsi su quale dedizione al bene pubblico possano esprimere deputati e senatori che, lautamente retribuiti, pretendono di trattenere per sé anche buona parte della quota specificamente percepita per compensare i collaboratori. Indigna constatare come i partiti finora non abbiano voluto far pulizia di un fenomeno tanto deprecabile quanto notorio. Eppure basterebbe negare qualsiasi ricandidatura a chi non dimostri di aver speso correttamente quanto ricevuto per pagare i collaboratori. Oppure, seguendo la strada percorsa in altri Paesi, facendo compensare i collaboratori direttamente dall’istituzione. Strade semplici, prive di controindicazioni, a eccezione di quelle pretestuose di chi vuole intascare anche quelle migliaia di euro mensili supplementari. Se poi, come lei testimonia, tale stile è proprio anche di chi ha sempre pronta la bocca – e il comunicato stampa – per denunciare le ingiustizie altrui, l’indignazione o lo scoramento salgono ancora di grado. I parlamentari devono capire che la loro noncuranza di casta verso le richieste di giustizia e trasparenza non è più a lungo tollerabile. Non sono più accettabili meline sulla riduzione del numero, su quella dei compensi – che vanno ricondotti a livelli paragonabili con quelli dei Paesi europei con coi confrontabili –, sull’applicazione a se stessi delle regole cui si sottopongono gli altri, specie in materia previdenziale. Nel frattempo, visto che in questi giorni tutti noi siamo corteggiati da politici, possiamo cominciare chiedendo a chi ci interpella come si regola coi propri collaboratori.
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