Padre Nostro: non è questione di «sottigliezze» ma di rispetto
giovedì 5 aprile 2018

Gentile direttore,
un diacono (“Avvenire” dell’8 marzo 2018) torna, come altri lettori, a chiedere di correggere il «non ci indurre in tentazione» nel Padre Nostro. Per me sarebbe un cambiamento inutile. Già i fedeli interpretano la frase come «evitaci le tentazioni». Sottigliezze che non servono rispetto a una lunga tradizione. Molto meglio porre in risalto gli (attuali) dettami dei Comandamenti. In particolare: non uccidere (aborto compreso); non commettere atti impuri (da specificare); non rubare (molto attuale); non desiderare la donna d’altri (o l’uomo d’altre); non desiderare la roba d’altri (invito a non considerare il benessere come fine ultimo della vita, che deve avere altri e più alti obiettivi secondo l’invito cristiano alla moderazione e alla sobrietà). Amen.

Luigi Pecchini Montecchio Emilia (Re)

Ha ragione, gentile signor Pecchini: la permanente e preziosa attualità dei Comandamenti, tutti, è indiscutibile. E alla preghiera che Gesù ci ha insegnato nulla c’è da aggiungere, neppure una «sottigliezza». C’è solo da capirla, rispettarla e dirla bene. Di questo si ragiona e su questo decideranno anche i vescovi italiani.

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