Occhi diversi e uguali per vedere i figli mancanti
martedì 18 settembre 2018

Caro direttore,
trascrivo un dialogo: Kenneth, che cosa ne pensi dell’Italia? «Sai, quando vedo questi vostri Paesi con così pochi bambini penso che forse Dio è malato, forse Dio ha dimenticato l’occidente. Ricordi Tagore? Quando nasce un bambino, è segno che Dio non si è ancora stancato dell’umanità. Forse Lui non è malato, ma qui da voi si è stancato. Per fare figli ci vogliono incoscienza e coraggio e vi mancano entrambi: siete troppo calcolatori, ragionatori, tecnologici e tutti questi calcoli vi portano a valutare tutti i rischi e come per le medicine se leggi tutto quello che c’è scritto alla fine il farmaco non lo prendi. Lo so ci vuole responsabi-lità, ma non può essere una paura che ti blocca, devi essere consapevole, ma poi devi andare avanti. Invece, vedo che qui allevate solo i cani, ve li portate nel letto e poi dite che in Africa siamo selvaggi».

Fabrizio Floris

Forse, caro amico, abbiamo proprio bisogno di occhi diversi per vedere i bimbi che non abbiamo fatto nascere, i figli mancanti per calcolo (sbagliato) e per paure (le stesse che ci fanno sobbalzare per ogni vita umana in arrivo, o in sbarco). Ma se quegli occhi che crediamo di aver perduto ci vengono 'prestati', come accade nella trascrizione del suo dialogo con Kenneth, allora capiamo che sono proprio uguali ai nostri più veri, e che di nuovo possiamo imparare a usarli.

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