Caro direttore,
so che stiamo chiedendo molto a te e al giornale che dirigi. Ma sono anche certo che il Signore riterrà fatto a sé quello che stai facendo per noi e per il nostro popolo. Anna Magri è una mamma giovanissima, che alla "terra dei fuochi" ha già pagato un prezzo altissimo. Riccardo, il suo secondo figlio, quando aveva sei mesi appena, passò, come dice lei, «dalla mammella alla chemioterapia». Diciotto mesi di sofferenze atroci, poi Riccardino, dalla culletta dell’ospedale volò tra gli angeli. Anna ha sofferto moltissimo, ma non si è arresa. Con altre mamme, che, come lei, avevano pianto i loro figli, ha dato vita all’associazione "Noi genitori di tutti", impegnatissima nella lotta per la rinascita della nostra terra e nell’aiuto ai bambini ammalati di cancro e leucemia. Dopo la morte di Riccardo, la vita ha sorriso ancora ad Anna e a Umberto: è nata Rita Aurora. La sofferenza passata è solo un ricordo? Purtroppo, no. Al dolore per la morte di Riccardo si aggiunge oggi la paura per Raffaele, il primogenito, e la piccola Rita Aurora. Sabato, Anna scrive sul suo profilo Facebook: «Mio figlio gioca all’aria aperta a Caivano, nel cortile... Poi mi telefona: "Mamma, bruciano ancora. Ti mando le foto, chiama i vigili. Stavamo giocando, adesso siamo chiusi dentro…". E io? Sono al lavoro, non posso stargli vicino. Vorrei uccidere chi nel silenzio e con noncuranza sta uccidendo i miei figli… Ancora?». Anna è una donna dolcissima che non farebbe male a una mosca, eppure la paura, la rabbia, la delusione le fanno dire parole che spaventano. Direttore, i roghi tossici hanno ripreso a bruciare a pieno ritmo. Fumo nero dappertutto. Dietro questo scempio c’è una regia maledettamente chiara. Menti criminali, che sanno cosa vogliono e dove vogliono arrivare, mettono a dura prova la pazienza e la salute della gente. Occorre rispondere a tanto male con lucidità e intelligenza. Purtroppo siamo ben lontani dall’essere arrivati a un traguardo. Caro direttore, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promesso di verificare di persona la situazione nella "terra dei fuochi". Permettimi, attraverso "Avvenire", di ricordargli la promessa fatta. Abbiamo bisogno che lui dia una "sferzata" a tutti perché si possa imboccare finalmente la strada giusta per uscire da quest’incubo. Non possiamo permettere che il nostro popolo, impaurito e smarrito, perda la speranza. Grazie, direttore. Buona estate a te e ai nostri lettori.
Padre Maurizio Patriciello
Non ho più parole, caro don Maurizio, per dire a te e tutti coloro che abitano nella “terra dei fuochi” e dei veleni, la nostra solidarietà e totale condivisione. E quando dico “nostra” intendo mia e di tutto “Avvenire”, cioè della comunità di chi questo giornale lo fa e lo manda ogni giorno in edicola e di chi ogni giorno lo legge. E quando dico che “non ho più parole” voglio semplicemente dire che mi auguro di riuscire a trovarne parole sempre nuove, forti e convincenti per accompagnare la tua testimonianza di parroco e di cittadino e il grido a cui dai forza, assieme a un popolo sempre più consapevole che resiste, pur con fatica, alla delusione, alla disperazione e alla rabbia. Esattamente i sentimenti che emergono dalle espressioni dolorose e taglienti di Anna, giovanissima madre che ha già vissuto assieme a suo marito Umberto le gioie e le sofferenze più grandi e terribili che un genitore possa sperimentare. Nessuna mamma e nessun papà dovrebbero mai piangere, temere e maledire a causa dell’aria avvelenata che i propri figli respirano. Eppure continua ad accadere, e non solo a Caivano. E allora bisogna saper ascoltare e capire, perché tutto questo – proprio come tu scrivi, caro padre, e come anch’io non mi stanco di ripetere – è il risultato di scelte criminali di delinquenti imprenditori e camorristi, dell’inerzia indegna e complice di politici e burocrati, della risposta volenterosa eppure ancora insufficiente di uomini delle istituzioni – cito per tutti l’incaricato del Viminale per la “terra dei fuochi”, Donato Cafagna – che, invece, hanno aperto orecchie e occhi e stanno mettendo in campo energie e competenze. Pochi giorni fa, proprio a Caivano, nella parrocchia del quartiere “Parco Verde” (che nome suggestivo e fuorviante, questo... ), insieme al vescovo Angelo Spinillo tu e io abbiamo dialogato col ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Eravamo davanti al popolo con il quale cammini e che servi da padre e fratello, e per nessuno di noi presenti è stata un’occasione di sole parole. È vero: la sfida dei roghi tossici, dopo quel gesto e quell’impegno solenne, comune, pubblico è ricominciata, persino più intollerabile. Vi aspettavate qualcosa di diverso? Io no. Io, che proprio come voi voglio un cambio radicale, una vera e civilissima rivoluzione di bene, non mi aspettavo che i “malamente” cambiassero di colpo. Per questo bisogna tener duro, senza rassegnarsi mai, difendendo e amando i figli e “sora nostra madre terra”, facendo rete, tenendo sotto costante e positiva pressione chi ha autorità e responsabilità pubbliche. Proprio nel luogo della ferita umana e ambientale più emblematicamente aperta bisogna continuare a far crescere una generazione nuova, che sia protagonista – in modo esemplare per tutta l’Italia – della consapevole e convinta ricostruzione dell’equilibrio compromesso tra l’essere umano, le sue attività e i territori che abita. È una fatica decisiva per spezzare la spirale della malavita, del malaffare e dell’indifferenza. E io sono sicuro che da parte della suprema magistratura della Repubblica, con la sobrietà e l’incisività che sono proprie del presidente Mattarella, c’è già e si manifesterà ancor più non solo una giusta attenzione, ma anche uno sprone e un niente affatto retorico incoraggiamento alla svolta vera. Perché condivisa, efficace e finalmente quotidiana.