Caro direttore,
le recenti dichiarazioni della presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi su Napoli mi spingono a condividere alcune riflessioni. La rincorsa a definire il Sud geneticamente modificato dalla crisi economica ed etica da parte di scrittori, magistrati, imprenditori, politici che si affannano a scaricare su queste terre incapacità e responsabilità tutte loro, cioè quelle di non aver saputo fare il proprio dovere o svolgere il proprio compito, ormai assume quasi i contorni di un olimpiade dove vince chi riesce ad esprimere il giudizio più negativo. Certamente i problemi del Mezzogiorno sono reali e la crisi li ha peggiorati, estremizzando tante brutture. L’illegalità si è fatta più crudele, anche perché nelle sue file attira sempre più giovani, che rinunciano agli studi o anche solo alla scuola dell’obbligo, abbagliati da possibilità e miraggi offerti dalla spettacolarizzazione del crimine in tutte le sue forme. Il disagio portato dalla desertificazione industriale ha impoverito di competenze professionali questa parte del nostro Paese, spingendo molte delle migliori leve a fuggire altrove, dove le condizioni per realizzare il futuro sembrano più rosee. Eppure il Meridione non è solo questo, anzi spesso è soprattutto coraggio, creatività, ingegno. Ci sono aree che in Sicilia si sono rigenerate nel tentativo di creare le condizioni ideali per un ritorno alla terra “tech” e “green”, cioè sia tecnologico che ambientalmente sostenibile. Ma l’isola più grande del Mediterraneo continua a far scuola anche nella raffinazione petrolchimica, mentre in Puglia nasce e fiorisce ogni giorno un distretto della tecnologia che stimola la nascita di nuove e giovani aziende. La Campania da sola traina l’Italia nell’industria conserviera, in Europa eccelle nel sistema avionico e nell’aereospazio, dalla Basilicata alla Puglia poi tutto il settore metalmeccanico riprende con forza quote di mercato e la stessa Calabria tenta la ripresa nel settore ittico e portuale. Insomma: non solo soprusi, non solo disgrazie, non solo paura o illegalità, ma anche speranza, lavoro, modernità che avanza nonostante la continua e colpevole mancanza dello Stato.
Raccontateci perché non riuscite a risolvere nulla, pur conoscendo le piazze di spaccio, i siti illegali, quelli inquinati, i problemi legati al lavoro e pur professando tante, infinite ricette. Ma, prima di parlare, annunciare e magari sbraitare contro queste terre e chi le abita, provateci a stare a queste latitudini, a svegliarvi baciati dal sole quasi tutto l’anno, a vivere circondati dall’affetto di tanti uomini e donne perbene. Provate a sorprendervi per il profumo dei limoni o del mare, provate a stabilirvi qui, dove tradizioni antiche sopravvivono e circondano anche le cose terribili che purtroppo non mancano. Cercate, come facciamo noi ogni giorno, di trovare il sole anche dietro le nubi tempestose della burocrazia, degli spari tra la folla, dei disastri ecologici, resistete e investite cuore e denaro qui, dove serve di più, create lo sviluppo non a parole, ma con azioni concrete. E quando avrete fatto tutto questo, giudicateci. Vi scoprirete finalmente liberi dal confine geografico che limita le vostre menti e i vostri ragionamenti perché parlerete finalmente di Italia. Noi non siamo certo il vostro ghetto, al contrario forse restiamo l’unica vera porta che potete ancora aprire per entrare nel domani.
Angelo Bruscino Presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi
Comprendo il legittimo e dolente orgoglio e l’acuta consapevolezza di quanti fanno onestamente e anche brillantemente la propria parte per far crescere a livello economico e valorizzare sul piano culturale e civile non tanto «un altro Sud», quando «il vero Sud». E stimo, caro presidente Bruscino, il lavoro, la dedizione e – troppo spesso – il duro sacrificio che quest’impegno pretende e che lei con passione richiama e rivendica con la sua lettera. Credo, però, che non tutti gli «scrittori, magistrati, imprenditori, politici» che mettono il dito nella piaga della mentalità mafiosa pestino con altezzosa sufficienza nel mortaio dei luoghi comuni. Ce ne sono, purtroppo, di buoni solo per la vuota retorica e non per il concreto sostegno, spalla a spalla, di chi a Meridione fa tenacemente la cosa giusta da imprenditore, da magistrato, da insegnante, da artista, da prete, da cittadino semplice o da politico. Ma non tutti sono così. Tanto per parlar chiaro, io ritengo che una personalità come la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi non sia sospettabile di superficiale cinismo e che le sue parole sul radicamento della camorra nella realtà partenopea non avessero il tono del giudizio sbrigativo e altezzoso, ma la sostanza dell’allarme di chi non si rassegna. Del resto, nel suo ormai lungo impegno politico – come si sa, non da tutti condiviso e anche osteggiato e persino dileggiato – Bindi si è segnalata soprattutto per rigore e passione. Un’apparentemente strana miscela che ho conosciuto e continuo a scoprire in diversi politici di differente schieramento – a destra, a sinistra e nella cosiddetta nuova politica. Persone molto spesso, ma non esclusivamente, formatesi nell’associazionismo cattolico e, comunque, di anima cristiana. Questo non li mette al riparo dagli errori (e anche Bindi, a mio parere, ne ha fatti), ma li salva dalla vacua sentenziosità e li tiene lontani da altre brutte tentazioni. Comprese quelle di chiudere gli occhi per non vedere e di aver paura di prendere di petto la malabestia della criminalità organizzata che azzanna e dilania il futuro del nostro Paese e vite rette e coraggiose come quella di Giancarlo Siani, ricordato in questa stessa pagina da un lettore che è anche collega cronista. Mi creda: meglio sentirsi, e davvero essere, provocati che ritrovarsi soli nella buona battaglia per lo sviluppo civile e contro le mafie.
Credo che anche lei, caro presidente, sia uomo di rigore e di passione. Le sue parole lo fanno capire e io le auguro di portare tutta intera questa forza nella sua azione alla testa dei giovani piccoli imprenditori che aderiscono alla sua organizzazione. Condivido, infatti, profondamente ciò che lei dice sul Mezzogiorno come risorsa strategica e «porta» per l’Italia tutta intera verso una nuova, possibile stagione di prosperità e giustizia. È un discorso lucido e vero. Forza, perciò. E buon lavoro.