Gentile direttore,
le immagini di "rifiuto" dei giorni scorsi provenienti da varie parti d’Italia, e soprattutto da Quinto di Treviso e da Roma, rattristano e turbano le nostre coscienze. Amareggia constatare quanto l’arrivo di persone che chiedono asilo, sicuramente mal gestito e male organizzato, sia sfruttato anche da "uomini delle istituzioni" che invece di cercare il dialogo e trovare soluzioni condivise, preferiscono soffiare sul fuoco del malcontento. Ciò che desideriamo comunicare è, però, solo una piccola esperienza, il tentativo di dare risposta concreta, pensata e locale a un "problema" a una "emergenza" nazionale e sovranazionale quale quella dell’arrivo di profughi nel nostro territorio. Ma partiamo dall’inizio. Durante la Quaresima di quest’anno il vescovo della nostra diocesi di Vicenza, Beniamino Pizziol, ha inviato un messaggio alle comunità cristiane per invitarle ad accogliere persone richiedenti asilo. «Prima di tutto è necessario guardare a queste persone con una infinita misericordia, vedendo in loro dei fratelli e delle sorelle... L’accoglienza deve essere fatta bene e in modo intelligente...». Così, nella nostra comunità di Isola Vicentina, un gruppo di persone appartenenti ai gruppi parrocchiali e di volontariato, con il sostegno del parroco, ha iniziato a costruire un progetto di accoglienza fraterna debitamente programmata e strutturata. È stato coinvolto il Consiglio pastorale parrocchiale che ha dato l’approvazione al progetto e deciso la collaborazione con il Centro Astalli di Vicenza, sede territoriale dell’associazione fondata 35 anni fa dai Gesuiti che sviluppa un’attività di accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Via via si è cercato di coinvolgere istituzioni, gruppi, realtà di lavoro e singole persone del nostro paese. Il progetto di accoglienza ha portato a reperire (in affitto) e arredare un appartamento, a predisporre l’insegnamento di base dell’italiano, l’accompagnamento nella conoscenza del territorio, l’acquisizione di una graduale autonomia nella vita quotidiana, l’inserimento nella realtà di paese anche attraverso un lavoro volontario socialmente utile e l’offerta di momenti di convivialità e conoscenza reciproca. In particolare, l’amministrazione comunale di Isola Vicentina e la cooperativa sociale agricola "Il Cengio" hanno dato disponibilità a far svolgere attività di volontariato. Insomma, la nostra comunità civile e cristiana ha saputo creare poco a poco un progetto di accoglienza integrata, certamente non facile e non da tutti compreso. Così, finalmente, martedì 7 luglio abbiamo accolto nell’appartamento, adeguatamente allestito, 4 ragazzi provenienti dal Mali, Stato dell’Africa occidentale martoriato dalla povertà e dalla guerra civile. Il 20 luglio i 4 sono diventati 5. Ora per noi e per loro c’è la sfida più difficile e affascinante: conoscersi e arricchirci a vicenda, attraverso un impegno che realizzi per questi profughi una nuova possibilità di vita. Si potrà obiettare: che cosa sono 5 accolti sulle migliaia che sono arrivati e arriveranno? Una goccia, ma il mare è fatto di tante, tantissime gocce, e se ogni comunità civile e cristiana sentisse il dovere e l’opportunità di fare qualcosa di concreto per accogliere coloro che si sono lasciati tutto alle spalle a causa di guerre, persecuzioni, ingiustizie e povertà, forse non si avrebbero barricate e atteggiamenti violenti di rifiuto. La solidarietà ci chiede di allargare il nostro sguardo compassionevole e di sviluppare una certa creatività per l’accoglienza.
Alessandro e gli amici del Gruppo Progetto Accoglienza di Isola Vicentina
Credo che la vostra «piccola esperienza», cari amici, sia la dimostrazione di quanto sia vero che non esistono risposte semplici alle questioni complesse. E la gestione del fenomeno epocale delle migrazioni forzate e delle richieste di asilo è certamente una questione complessa e ardua. Dunque, non esistono risposte semplici, ma neppure impossibili. E ce ne sono di esemplari. Vi ringrazio per averci raccontato la vostra buona "fatica", generata dalla parola e dall’esempio di padre che avete ricevuto dal vescovo della Chiesa di Vicenza, Beniamino Pizziol, un mandato che vi ha messo in cammino e all’opera, e che è stata coronata da risultati apprezzabili grazie a una collaborazione che non ha escluso nessuno e coinvolto chi ha potuto e voluto, persone e istituzioni. E non posso fare a meno di tornare con la mente all’invito all’accoglienza che il vescovo dei Marsi, Pietro Santoro, ha rivolto con la stessa fedeltà evangelica e analoga passione umana alla sua gente altrettanto cristianamente generosa, ricevendo in risposta molte adesioni e però anche l’insulto clamoroso di facinorosi professionisti del rifiuto violento e ideologico. Non ci sono risposte semplici, amici miei, ma soprattutto per chi è armato di fede, buona fede e sano senso di cittadinanza non c’è spazio per le intimidazioni. Un’ultima sottolineatura. Mi piace che parte integrante dell’accoglienza che avete saputo predisporre a Isola Vicentina sia stato, grazie alle intese con il Comune e con una cooperativa sociale, il «lavoro volontario» a favore della comunità civile nella quale si sono inseriti, preparando il proprio futuro, delle persone accolte. Anch’io sono convinto che sia un aspetto dell’accoglienza assolutamente utile e addirittura indispensabile. E, nonostante le difficoltà, nonostante impacci burocratici e sospetti, è una via che si riesce a percorrere con trasparenza ed efficacia. È davvero il caso, visto che è possibile, di renderla almeno più facile.
Marco Tarquinio