Andrea Bucci Torino
Il provvedimento adottato dall’amministrazione comunale di Milano segue analoghi «giri di vite» già intrapresi da Comuni quali Monza e Roma, dove il Campidoglio ha firmato un protocollo d’intesa con Confcommercio e Confesercenti che prevede, appunto, il divieto di vendita agli «under 16». È argomento al quale abbiamo dedicato grande attenzione, con articoli di cronaca, un commento di Claudio Risé e, ieri, ancora una pagina interamente dedicata all’argomento. Si tratta di nuove normative motivate dal punto di vista sociale e della tutela della salute pubblica. Nei grandi centri, infatti, l’allarme è più che rosso, e i dati sono impressionanti: stando a una recente indagine condotta dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di Sanità, nelle serate di «movida» durante il weekend il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze di minore età bevono fino a sbronzarsi . Secondo l’analisi dell’Osservatorio, a incentivare il fenomeno è l’accresciuta disponibilità e accessibilità alle bevande (sono in aumento i minorenni policonsumatori che «sballano» in una sola serata con vino, birra, whisky, gin e tequila), l’abbassamento dei prezzi, la pubblicità. L’indice è perciò puntato contro il sistema distributivo degli alcolici, contro il circuito dei locali notturni dove ancora, ostinatamente, non si è voluto porre alcun filtro – né di legge né di coscienza – allo smercio. Quello è il ganglio strategico del problema, e lì era forse necessario agire per arginare un fenomeno che la dice lunga sul vuoto esistenziale, formativo e valoriale di tanti giovani, e che reclamava ormai misure serie. Certo l’effettiva applicabilità ed efficacia di tali prescrizioni sarà tutta da valutare, bilanci alla mano. E ben venga la puntuale recensione delle esperienze fatte all’estero. Ma un segnale andava lanciato, soprattutto agli adulti. Perché la questione – ripeto – resta eminentemente educativa.
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