Aquarius, lettere dalla buona Italia che resiste alle paure e che pure è scossa
mercoledì 13 giugno 2018

Caro direttore
un socialista spagnolo, Sanchez, ha mostrato sensibilità e solidarietà verso i migranti della Aquarius respinti dal sovranista Salvini. Ciò mi fa venire in mente che durante la Seconda guerra mondiale tanti furono i navigli, le autocolonne, i treni respinti alle frontiere di chi riteneva gli ebrei non loro cittadini ma appunto stranieri migranti. Li rinviarono tra le braccia dei nazisti che li spedirono nei lager dai quali molti, la maggior parte, ne uscirono, se ne uscirono dai camini dei forni crematori... Bravo Sanchez, vergogna a Salvini e all’Europa incapace di voler cercare una soluzione umana e ben regolata per un fenomeno migratorio epocale.

Carlo Maria Passarotti Gallarate

Caro direttore, urge un’azione congiunta della Nato e delle Marine militari di Unione Europea, Unione Africana, Israele e Lega Araba sotto l’egida dell’Onu per stroncare il tragico traghettamento disumano attraverso il Mediterraneo. È sensato ipotizzare che l’arcipelago maltese, esteso quanto un millesimo di Italia o Francia (e con una porzione di terreni coltivabili o abitabili assai minore) e abitato da un centocinquantesimo dei cittadini francesi o italiani, possa accogliere o addirittura integrare più di qualche scarso centinaio di naufraghi all’anno (non certo tutti in un giorno), senza mettere seriamente in pericolo la propria stabilità economica e il proprio ordine pubblico? Non lodo la Spagna, che a Ceuta e Melilla ha respinto inermi acrobati fucilandoli, e che continua a esigere dal Marocco di proseguire con ogni mezzo tale violenta dissuasione, la stessa che oggi permette a Francia e Turchia di continuare a destabilizzare la sponda sud del Mediterraneo e il Vicino Oriente senza muovere una barchetta militare in soccorso dei naufraghi e/o in repressione degli scafisti. Giusto trarre in salvo gli ospiti dell’Aquarius altrimenti morituri, ma farlo mentre si respinge con violenza letale vigorose vite in Marocco o nelle enclavi spagnole su suolo africano, dimostra un cinismo umanitarista volto più a captare la benevolenza degli altri Governi europei che a ridurre efficacemente la pressione migratoria dalle coste africane a quelle greco-latine.

Matteo Maria Martinoli Milano

Caro direttore,
le dico la verità. Quando ho saputo la notizia che i porti italiani erano stati impediti ad accogliere e mettere in sicurezza 629 migranti sulla nave Aquarius, non ci volevo credere. Lo sdegno era troppo! Ma com’è possibile un’azione simile? Possibile che una sola persona abbia potuto da una scrivania e da un telefono in una sede di partito decidere il destino di 629 persone? È umanesimo questo? Ho voluto scrivere umanesimo e non umanità per il timore di essere tacciato di 'buonismo' da coloro che cercano tenacemente di smantellare la pietas dal vocabolario umano. A questo proposito vorrei sottoporle alcune riflessioni tenute dal professor Luigi Alici, presidente emerito nazionale di Azione Cattolica dal 2005 al 2008, a La Spezia circa 2 anni fa durante un convegno organizzato dall’Azione Cattolica diocesana sul tema «Migranti: mani tese o filo spinato?»: «Le misure di polizia non sono mai riuscite a risolvere l’emergenza immigrazione. Siamo invece costretti a confrontarci con il multiculturalismo – ben diverso dal pluralismo culturale –, cioè con la presenza di culture diverse in una società politica, evitando di arrivare al tribalismo (cioè alla solidarietà con chi è simile a me e all’aggressività con chi è diverso da me) e al relativismo, che si può definire come l’indifferenza alle differenze ». Riprendendo alcuni bellissimi spunti del vescovo Tonino Bello sulla parabola del buon samaritano, Alici prosegue: «...ricordo che esiste il buon samaritano del giorno giusto, cioè quello che ha posato lo sguardo nel momento giusto sull’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappa nei briganti ('...invece un samaritano passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione...'), ma esiste anche quello del giorno dopo ('...il giorno seguente estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui...'); infine esiste anche quello del giorno prima, cioè quello che si preoccupa di mettere in atto progetti adeguati e percorsi ottimali affinché si evitino disagi ed emergenze fino alla tragedia. Ovviamente questi sono i samaritani che dovrebbero incarnare la politica e far crescere la società». Il ministro Matteo Salvini e i suoi collaboratori lo tengano bene a mente questo pensiero di don Tonino...

Roberto Cortese Lerici (Sp)

Gentile direttore,
non sono gli scafisti a costringere eritrei, siriani, somali o egiziani a imbarcarsi per raggiungere l’Italia, ma sono le guerre, o semplicemente la necessità di non dover lottare con la fame, e vivere meglio. Lampedusa è la porta d’Europa e non è solo il confine d’Italia, per questo l’Europa è colpevole per la totale assenza di una seria politica comunitaria sul tema e si deve sentire addosso la responsabilità primaria di affrontare un problema che è umanitario e sociale, globale e non solo italiano. Gli stranieri che cercano di venire in Europa sfidano la morte e non per capriccio, salvare ogni vita umana in pericolo dovrebbe essere la priorità assoluta. I migranti non sanno quale può essere il loro futuro, ma hanno ben chiaro cosa stanno lasciando: terre e storie talmente prive di speranza da spingerli a rischiare una fine tragica. Meditiamoci sopra tutti, e soprattutto chi ha potere, prima di 'chiudere i porti'.

Andrea Zirilli

Caro direttore,
adesso il problema è di scelta. Salvare i migranti (che sono tanti, compresi i bambini) oppure salvare Salvini?

Silvio G.

Caro direttore,
Salvini – mai nome fu meno omen! – parla di pacchia dei migranti e di business di chi li accoglie, mentre gli affari sono di chi li recluta per mendicare, e peggio. L’Italia non ha sempre gestito bene la situazione: non insistere a prendere le impronte digitali agli arrivati favorisce l’andata e ritorno di scafisti, e forse l’arrivo di terroristi. Ma oggi per la prima volta mi pongo questa domanda: i superstiti partiti da Paesi africani e non, ma arrivati sulle 'carrette' libiche, glielo dicono ai loro familiari che cos’hanno passato nei 'lager' libici, di cui si parla da anni su Avvenire, e ultimamente anche nei rapporti dell’Onu? Le loro testimonianze col passaparola avrebbero dovuto e potuto dissuadere altri dal cacciarsi in quell’inferno, per poi trovare qui ben altro che il paradiso. Eppure gli arrivi continuano. Alla vita 'a casa loro' preferiscono la morte e perfino la tortura...

Valentina Poggi

Gentile direttore,
temo che in Italia finisca per prevalere la politica dello struzzo. La decisione di Salvini sulla nave soccorso Aquarius è un fatto grave. Siamo tutti d’accordo che il flusso di richiedenti asilo e migranti vada ordinato, ma tenere 629 persone sotto ricatto sa di fascismo. Bisogna proprio incominciare a farsi sentire.

Antonio Rovida

Gentile direttore,
del politico Salvini non mi interessa granché: so chi è e so che ha una legittima visione del mondo diversa dalla mia. Quello che invece mi interessa è il «Salvini cattolico »; devo dire che, fino a qualche mese fa, non mi sembrava che fosse così devoto, anzi... Poi ho scoperto, e lui continua a dirlo, che se ne va in giro con il Vangelo e il Rosario sempre in tasca, cosa che, proprio perché inaspettata, mi fa piacere ritenendomi io un 'aspirante cristiano'. Ho letto, però, che in polemica con il cardinale Ravasi, che si era limitato a twittare le parole di Cristo riguardo all’accoglienza degli stranieri, il ministro Salvini rivendica di «aver fatto qualcosa di bello» e in coerenza con l’insegnamento di Cristo. Cioè, se le parole hanno un senso, Salvini vuol dire che, se fosse stato al posto suo, Cristo avrebbe agito come lui?! A me sembra quasi una bestemmia. Lucio Croce

Gentile direttore,
ho letto il suo editoriale di oggi, che si conclude con le parole «l’indignazione è grande». È veramente giunta l’ora di chiedersi chi è indignato e perché. Lo chieda, direttore, al carabiniere che è stato steso a terra nell’ufficio postale di Frosinone da un richiedente asilo perché è indignato. Lo chieda alle mamme che non possono più portare i propri bambini nei giardini vicini alla stazione di Frosinone, trasformati in centro di spaccio, perché sono indignate. Lo chieda ai tanti cittadini che percorrono le nostre strade e devono assistere agli sconci spettacoli delle donne costrette a prostituirsi perché sono indignati. Lo chieda a tanti contribuenti perché sono indignati quando leggono le percentuali di detenuti stranieri in gran parte irregolari nelle nostre carceri. Lo chieda ai tanti controllori sui treni e sugli autobus che quotidianamente vengono insultati e spesso malmenati da chi pretende di viaggiare gratis a nostre spese. Pochi risponderebbero che sono indignati con Salvini. E i risultati elettorali recenti lo dimostrano ampiamente. L’indignazione purtroppo crescerà se non ci si renderà conto che l’Italia non potrà continuare ad accogliere in modo indiscriminato i richiedenti asilo. Ben venga chi fugge veramente dalle guerre e dalle persecuzioni. Anzi, organizziamo per questo corridoi umanitari. Ma basta veramente con quanti non denutriti ma con smartphone e cuffiette, all’apparenza palestrati, osano malmenare e insultare chi quotidianamente opera per assicurare la nostra tranquillità. Certamente irritate in questo momento saranno le numerose cooperative e organizzazioni varie che lucrano sul traffico dei migranti e cominciano a sentire la terra crollare sotto i loro piedi. Ma ciò francamente non può non farmi piacere.

Giorgio Mauti

Caro direttore,
la ringrazio per il suo editoriale «È l’Italia in ostaggio». Quasi avesse parlato a mio nome... Ha detto cose semplicemente giuste sulla vicenda dell’Aquarius.

Anna Maria Piacentini Modena



Cari amici e care amiche, ho letto con interesse i commenti, i dubbi, le preoccupazioni e le indignazioni che il doloroso caso della nave soccorso Aquarius e del suo carico di 629 persone migranti trasformate in ostaggi e in collettivo pretesto per un regolamento di conti europeo ha acceso anche in voi. Sentimenti e riflessioni che riuscite a trasmettere in modo anche molto diverso, ma con identica passione e una stessa civiltà di toni con queste 'lettere da una buona Italia' che non si consegna alla 'logica del serpente' e non si arrende (almeno non completamente) all’'imperio delle paure'. Condivido molte delle cose scritte, non proprio tutte. Ma tutte le considero importanti e utili per capire che cosa sta accadendo nel nostro Paese e tra la nostra gente assediata da problemi e sospetti antichi come il mondo, ma anche da un’angosciante 'narrazione' del presente e della vicenda delle migrazioni in corso tra Africa, Vicino Oriente ed Europa che rischia di farci considerare 'nemico' ogni straniero dalla pelle diversa e minaccia persino di farci perdere il senso e l’amore della Parola evangelica. Resistiamo insieme a questa deriva disastrosa e a questa cupa tentazione. E nella difesa della comune dignità, e dei più deboli, continuiamo a custodire la nostra stessa umanità. Grazie.


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