Già, caro signor Zanola, apriamo le porte e pure le finestre. Per cambiare l’aria e perché la nostra politica si rinnovi e si ripulisca davvero, perché la democrazia si rafforzi di valori e di trasparenza, perché la nostra vita civile recuperi solidità e freschezza, la fides che nei secoli l’ha fatta bella. E spalanchiamo anche gli occhi perché le porte e finestre della nostra casa comune non siano solo varchi “dall’esterno”, occasioni – come lei pare temere – di vulnerabilità, brecce attraverso le quali qualcuno possa immaginare e attuare irruzioni noncuranti e persino ostili a noi che la abitiamo e in essa negli anni abbiamo concepito, realizzato, e ancora possiamo farlo, un bene comune. Proprio così: spalanchiamo gli occhi, e spalanchiamo il cuore e la nostra vita di cristiani, perché siano varchi “dall’interno”– come ci insegna Papa Francesco – per far “uscire fuori” Colui che è la nostra speranza, la speranza della quale dobbiamo saper dare ragione. Spalanchiamoli per far “uscire fuori” ciò che abbiamo da dire e da dare alla comunità di cui siamo parte, al nostro Paese e a un mondo che a nessun uomo e a nessuna donna è mai davvero straniero. Anch’io trovo molto belle, potenti e incalzanti pagine come quelle di Dostoevskij e riflessioni come quelle del cardinal Danneels che lei richiama. Da sempre, però, cerco di conservare e condividere anche l’altra metà dello sguardo cristiano. Vede, caro amico, Dio non «se ne va», non se ne va mai, siamo noi che ce ne andiamo nell’«inverno» dei pessimismi e delle solitudini. Pessimismi distruttivi.
Solitudini che cerchiamo di “consolare” (o travestire) di autosufficienza, di autonomia, di autodeterminazione e di rendere orgogliosamente e pazzamente assolute. Le fughe dalla bellezza e dalla verità si compiono sempre e solo su gambe d’uomo, caro amico. E proprio per questo non possiamo cercare alibi o scuse: nessun «altro» – qualunque ruolo abbia e qualunque potere pro tempore eserciti – è un problema o una minaccia o una sconfitta se noi siamo noi stessi, se guardiamo e camminiamo nella direzione giusta, se ci battiamo con lucida fermezza e umana tenerezza per ciò che davvero vale. In questa straordinaria fatica di pensare, di sentire e di vivere, se appena tendiamo mano e voce, Dio c’è. C’è sempre.