Gentile direttore,
mi si è allargato il cuore leggendo l’articolo di Leonardo Becchetti, «Non senza competenze» su 'Avvenire' di domenica 19 agosto 2018. Anche se temo che purtroppo non basterà il civile dialogo a modificare l’andamento delle cose. Se la forza dell’incompetenza si esprime attraverso i social media, è proprio su quel campo che occorre combattere, e con gli stessi metodi. Mi sembra impossibile che nella civilissima Italia, nonostante le prese di posizione di tutti gli operatori competenti, le posizioni 'no-vax' continuino a imperversare e il ministro delegato non venga nemmeno sfiorato dall’idea di recedere dalla sua posizione, essendo certa che a settembre, tutti i bimbi anche non vaccinati, verranno in qualche modo ammessi alle lezioni. Ancora più incredibile mi appare che un ministro dell’Interno italiano possa, allo stesso momento, tentare di imporre l’abrogazione della legge internazionale del mare, impedire a una nave militare italiana di attraccare in un porto italiano e continuare imperterrito la sua opera senza che ci sia una protesta popolare. Per non parlare del problema dell’economia, affrontato da un ministro che ha sicuramente la testa sulle spalle, ma è purtroppo, condizionato da altri personaggi, dei quali non si conosce da dove prendano la loro forza, che mettono a rischio il patrimonio nazionale così duramente conquistato. Adesso, tirano in ballo anche le nazionalizzazioni (i mercati internazionali faranno salti di gioia!), come se l’Anas o le Province, ultimamente, avessero dato dimostrazione di grande efficienza... Per non parlare del pessimo esempio fornito ai nostri giovani, da due vice-presidenti che se non fossero stati catapultati lassù, sarebbero a ingrossare le fila dei Neet. Basta trovarsi nell’ambiente giusto e non serve studiare né tanto meno lavorare, questo è l’insegnamento. Già si sente in giro dire che 'Avvenire' è ormai l’unica razionale voce di opposizione nel Paese; so che questo ruolo non piace minimamente a lei e suoi colleghi. E vi capisco, ma vi prego, continuate a far sentire forte e chiara la vostra voce, perché io sono ormai anziano, ma ho dei nipoti per i quali preoccuparmi. Con i più cordiali saluti
Sandro Bertoni Bergamo
Ha ragione, gentile e caro amico, non mi piace essere definito una «voce di opposizione», figuriamoci poi l’«unica», perché 'Avvenire' nel suo quotidiano lavoro di informazione e di commento non fa opposizione a prescindere, semplicemente non fa sconti. A nessuno. Anche perché da cinquant’anni sa bene da che parte stare: quella dei poveri, dei piccoli, dei deboli, dei senza voce; quella del Bene comune che non è un modo di dire, ma un modo di fare di uomini e donne impegnati nella politica, nell’economia, nella cultura, nella difesa della vera e piena dignità della vita in ogni sua fase e condizione, nella cura della nostra anima (personale e di popolo). Non siamo infallibili, ma abbiamo idee chiare e possiamo contare sulla ben funzionante bussola (valoriale) che ci ha affidato il nostro Editore e sulla rotta difficile e bella che il Papa ci ha confermato. Non smetteremo, stia pur certo.