IL PASTOR GERLINDO Vo girando per l’osterievo girando di quà e di là la notte di Betlemmenon si trova e non si troveràCi vuol pazienza pazienza santa stanotte andremo a riposà sot quela piantaSi gh’è pas di là il pastor Gerlindo vede la buona gente mal vestita“Venite a dietro con me sposina aibella io vi farò insegnà ’na capanella E là c’è ’l bue e l’asinello con del fieno starente più bene là che al cielo sereno E vi saluto brava gentee vi saluto di buon cuor ma di buon cuor voi mi sembrate gente del Signore”
E ’l ventiquattro di dicembre la Maria si sentì un gran dolore si gh’è nasit il nostroRedentoreQuesto canto, raccolto a Ripalta Nuova (Cremona) da Roberto Leydi nel 1967, narra l’incontro del pastore Gerlindo con Maria e Giuseppe ed è legato all’antica sacra rappresentazione popolare Gelindo alla capanna di Betlemme, ancora in uso in alcune aree piemontesi e in particolare nel Monferrato Alessandrino e Astigiano. Secondo la leggenda, nella notte di Natale Gelindo fu il primo pastore ad accorrere alla capanna dove era nato Gesù. Questo tipo di rappresentazione, che trae origine delle prime forme di teatro popolare medievale, è un originale esempio di dramma sacro con elementi profani di cui ci restano testimonianze di vari testi originali dall’Ottocento ad oggi. Gelindo alla capanna di Betlemme è una forma di teatro autenticamente popolare, caratterizzato fra l’altro da momenti di grande comicità. Generalmente nella rappresentazione tradizionale i protagonisti della narrazione sono Gelindo, che porta appresso una gallina che finirà bollita, sua moglie Alinda, che porta le fasce per il bambinello Gesù, la figlia Aurelia e il garzone Mafè. In alcune versioni del Gelindo compare anche il cognato Maté che non ha nulla da offrire e suona il suo piffero per rallegrare i presenti. La sacra rappresentazione si svolgeva alla vigilia di Natale nelle stalle e gli attori erano i contadini del luogo. All’ultimo nato della famiglia veniva affidato il ruolo del Bambinello. Anche il canto raccolto a Ripalta veniva eseguito nelle stalle alla vigilia di Natale quando, secondo la tradizione locale i possidenti distribuivano ai meno abbienti della legna da ardere ( al scarsal). Questi ultimi ne facevano richiesta dicendo di voler riscaldare Gesù Bambino, sperando di ricevere in dono un ceppo di grandi dimensioni ( gabarel) che potesse restare acceso tutta la notte.