La professoressa al «confino» e quel vecchio virus. Ma con antidoto
venerdì 17 maggio 2019

Caro direttore,
io sto con la collega docente di Palermo sospesa per due settimane, anzi “io sono la Collega”! Stamattina, 16 maggio, in classe, riflettendo dopo la lettura di un libro sulla questione dei migranti, alcuni studenti hanno liberamente espresso la propria opinione, a volte facendo accostamenti simili a quelli del power point incriminato dall’altra parte della mia isola. Si è aperto un dialogo costruttivo, c’erano voci diverse che hanno avuto spazio per dire la propria, ci siamo dati appuntamento per approfondire, all’indomani. Sono colpevole anch’io allora di «omessa vigilanza»? Mi autodenuncio così non ci sarà bisogno di un tweet delatorio e fazioso, poiché la mia firma è in calce a questa lettera. Cosa avrei dovuto fare? Mettere a tacere gli interventi non politicamente corretti, fare una nota sul registro con la motivazione “poiché gli alunni hanno un pensiero autonomo e critico espresso in modo equilibrato”? Cosa avrebbe dovuto fare la collega? Chiedere di togliere le slide dal prodotto degli studenti, non permettere loro di esporlo in quell’occasione? Censurarli? Se sì, con quale motivazione? Che a scuola non bisogna pensare, che c’è un pensiero unico, che la politica “non deve entrarci”? Che ci sono degli intoccabili? Che solerzia gli ispettori del Miur... con tanti problemi che ha la scuola, che acume nell’interpretare l’accaduto, che spirito di iniziativa nell’aver dato credito a un tweet di parte che non corrisponde neanche a ciò che è stato acclarato, però sufficiente per far scattare immediatamente ispezioni e provvedimenti. Questo sì che ha il gusto amaro di anni tremendi della nostra storia! Capisco la sofferenza della Collega e, pur io condividendo poco certe manifestazioni e azioni di sciopero nel settore scolastico, credo che ci si debba muovere in massa – studenti, docenti, dirigenti, personale, sindacati – per sostenerla e per dare un segno chiaro. Io sono solo un docente, e visto il danno economico che la Collega subisce, posso semplicemente aggiungere che mi rendo disponibile a coprirlo con una parte del mio stipendio di questo mese. Di una cosa può essere felice, nonostante tutto, la Collega: di avere dalla sua parte gli alunni e tanti docenti, di essere stata difesa da loro davanti agli Ispettori, di offrirci involontariamente un insegnamento importante che non è quello di vigilare e passare ai raggi X gli elaborati, ma di non omettere la vigilanza – a partire dalle discipline che insegniamo – sul cammino della società e sulle derive possibili.

Marco Pappalardo insegnante a Catania

C’è un virus vecchio e cattivo, che si riteneva debellato da quasi tre quarti di secolo, che sembra aver preso a imperversare di nuovo per l’Italia. Induce ottimi comandanti dei Vigili del Fuoco a staccare dalle finestre di case private striscioni vagamente e civilmente polemici con un ministro della Repubblica. E spinge attenti Ispettori scolastici a sanzionare con una sorta di “confino a tempo” lontano dalle sue classi un’insegnante invece poco attenta a impedire che qualche suo studente eccepisca sull’operato di quello stesso membro del Governo, il ministro dell’Interno che è tenuto a essere – guarda un po’ – il responsabile politico della sicurezza e della libertà di tutti, anche dei suoi avversari. Ammetto che la cosa comincia a preoccupare pure me. Ma la vibrante e ferma autodenuncia del garbato professor Pappalardo mi rincuora. Gliene sono grato e credo che non sarò il solo. Ci dà la conferma, assieme ad altri sensibili indizi, che nel nostro Paese ci sono ancora e sempre gli anticorpi per debellare con giusto modo quel vecchio virus. Speriamo che avvenga subito. Salvini del resto ha verve e mezzi per difendersi da solo dalle parole disarmate di chi non lo applaude.

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