Caro direttore,
sono un prete che ha potuto conoscere anche suo padre Giorgio Tarquinio, professore di Filosofia, che ha insegnato anche al Seminario Regionale di Assisi. Volevo condividere con lei un pensiero che, spero, possa essere utile in questo momento così delicato. Sto leggendo con vero interesse i suoi articoli e quelli dei suoi colleghi sulla guerra e sono sconcertato del cinismo che anima l’azione di Vladimir Putin e dei suoi ideologi e generali: vogliono cancellare l’Ucraina! Per di più con una motivazione “cristiana”! Penso che bisognerebbe mettere ancor più in evidenza e in ridicolo questa pretesa: dei sedicenti cristiani che ammazzano, violentano distruggono case e famiglie in nome di Dio! È vero che papa Francesco ha parlato di «sacrilegio» e di «abominio». Ma penso che su questo aspetto della guerra per costruire un «mondo nuovo» bisognerebbe mettere un piccolo “tarlo” anche nelle granitiche letture di alcuni giornalisti. Sarebbe, poi, da riesumare la figura del Grande Inquisitore di Dostoevskij. Siamo certi che Putin conosce la sua grande letteratura? Grazie, con profonda stima
don Alberto Veschini Perugia
Caro don Alberto,
non ho risposto subito a questa sua lettera, perché mi ha specialmente toccato come tutte quelle (ne ricevo ogni tanto, da diverse parti d’Italia e anche dall’estero) che mi riportano un po’ di quanto mio padre ha seminato nella sua intensa vita di insegnante. In questi casi me le rigiro per un po’ tra le mani, solo idealmente, visto che ormai si tratta quasi solo di mail. Le tengo con me. La pubblico oggi, Giovedì Santo, per far risuonare la sua voce di sacerdote in un appassionato appello a non brandire la croce per giustificare “cristianamente” la guerra. E per sottolineare che il suo invito a «riesumare la figura del Grande Inquisitore » di Dostoevskij, splendida pagina sulle pretese del potere e sul cuore del cristianesimo, è arrivato prima della magistrale riflessione che papa Francesco ci ha donato ieri durante l’udienza generale. E che su questo stesso tema un amico, non credente, mi aveva tenuto al telefono per alcuni minuti molto belli domenica scorsa. C’è una profonda consapevolezza comune di ciò che è questa guerra e di quale orrenda «bestemmia», cristiana e umana, stia gridando. È un sentimento comune a cui il Papa sa dare altissima e comprensibilissima voce ed è più vasto di quanto facciano intuire certe irose e sentenziose opinioni di qualche esperto e di alcuni opinionisti (è un rischio che sento anch’io, che pure cerco di ascoltare e di ragionare, e faccio l’esame di coscienza dopo ogni dibattito tv). L’uscita dalla guerra passa anche dal riconoscimento che Cristo è il Principe della Pace, e nessuno può pensare di ridurlo a “stendardo” o pretesto, non l’aggressore del Cremlino e neppure gli altri profeti della folle nuova “guerra dei mondi”. Pace e bene, don Alberto, con profonda gratitudine.