Caro direttore, sono molto dispiaciuto per avere, mio malgrado, coinvolto “Avvenire” in uno spiacevole “caso” dopo la pubblicazione, ieri, in prima pagina sul quotidiano Libero, di un lungo articolo che mi descrive come «l’antisemita di Avvenire » e il cristiano maronita che «incarna l’ideologia infame» di Hamas.
Mi rattrista anche il fatto che l’autore dell’articolo – che mi conosce da anni – abbia costruito il suo pezzo senza prendersi la briga di interpellarmi, basandosi su due mie “leggerezze” pubblicate su Facebook, estrapolate totalmente dal loro contesto. Facendo ciò ha ignorato deliberatamente centinaia di miei articoli e altre pubblicazioni – l’ultimo risale a pochi giorni fa – in cui esprimo con chiarezza la mia posizione fortemente critica nei confronti di Hamas e dell’ideologia islamista in generale.
Tengo perciò qui a precisare che aborro l’antisemitismo e ogni altra propaganda di morte, e mi dispiace se ho dato a chi non mi conosce l’impressione sbagliata di essere favorevole alla guerra come soluzione ai problemi del Medio Oriente. Infatti, il mio commento sui social, isolato ad arte da “Libero”, intendeva replicare a un’affermazione in cui la mia interlocutrice giustificava la morte di due madri e 8 bambini palestinesi a Gaza con la sola presenza di Hamas nel loro palazzo. La cosa mi ha scioccato, anche perché tale giustificazione veniva proprio da una persona che è anche madre. Detto ciò, se è vero che i libanesi (e in particolare noi cristiani) hanno avuto un’esperienza amara con i palestinesi negli anni Settanta, questo non mi ha mai impedito di affermare – e lo dico da cristiano – il mio sostegno al loro diritto di avere una patria libera dall’occupazione.
Camille Eid
Caro Camille, sai già – perché ce lo siamo scritti lunedì sera – che cosa penso della pesantezza di quelle tue “leggerezze” social. Uno dei motivi per cui non ricorro personalmente a quei canali di comunicazione è l’irriflessività e la malizia che troppo spesso li caratterizzano, ma ammiro sinceramente chi sa frequentarli tenendo a briglia stretta le parole e a bada le emozioni. Il dispiacere che mi hai manifestato lunedì l’ho capito e accettato, dicendoti con nettezza la mia contrarietà per l’accaduto: nessuna provocazione giustifica mai una maledizione, in forma di vignetta o di una parola scagliata come uno schiaffo.
Il dispiacere che mi comunichi oggi, martedì, lo capisco bene e te ne sono grato, ma vorrei rassicurarti. Un servizio come quello fatto da Renato Farina squalifica solo lui e chi l’ha commissionato. Non è informazione, ma un’informativa scritta con penna e veleno, anzi col pennello. Quello che serve a cerchiare un bersaglio, anzi due: tu e “Avvenire”. Non fa paura, fa solo pena. Per tutti noi parla il lavoro che facciamo, con tenacia e solo ed esclusivamente alla luce del sole. (mt)