Si fa presto a dire Todi. Si fa presto a sostenere che i cattolici sentono il dovere e hanno la volontà di alzarsi unitariamente in piedi per tornare a essere incisivi sulla scena pubblica e nell’agone politico del nostro Paese. Del resto, l’esortazione del Papa e dei vescovi italiani ai credenti affinché avvertano la loro responsabilità riguardo al bene comune non è certo nuova, e da qualche tempo ha assunto un tono particolarmente insistito e pressante. Anche sulla stampa cosiddetta laica sembra di leggere un appello: 'Cattolici, fate qualcosa! Aiutateci! Di fronte al caos della politica, divenite come in passato una forza risolutiva!'. Ma quale deve essere la parola d’ordine aggregante? Quale l’obiettivo? Quali gli strumenti? Con quale orientamento circa le inevitabili alleanze? La Chiesa insiste sui «valori non negoziabili», ma ancora non se ne vede una coerente e piena declinazione politica. I princìpi considerati astrattamente unificano, ma si teme che, se tradotti in azione politica, siano di ostacolo a più grandi alleanze. La politica è complessa – si dice – e l’intreccio tra i vari problemi può suggerire di dare priorità ad altro. Accade così che autorevoli politici, pur riconoscendo la dignità umana in tutta la sua estensione e completezza, quando si tratta di definire orientamenti su possibili alleanze indichino criteri diversi: per esempio quello della integrazione europea. Attenzione – mi dico –, per ragioni strumentali non si possono separare valori inscindibili. Lo si è fatto in passato opponendo la pace alla vita. Potremmo oggi separare l’ideale dell’unità dell’Europa dai valori primari e fondativi? Il gruppo che già aveva promosso l’incontro di Todi ha realizzato il 25 giugno un altro evento dal titolo «Costruiamo gli Stati Uniti d’Europa». Ho particolarmente apprezzato la relazione del professor Stefano Zamagni secondo il quale le parole che fanno l’Europa sono «persona», «democrazia», «fraternità». Alla base – ha ragionato – sta il concetto di persona che va riconosciuta fin dal concepimento. Quale Europa vogliamo? Ci accontentiamo del mercato? Come può l’Europa di oggi proclamarsi la patria dei diritti umani e contemporaneamente incoraggiare l’uccisione dei suoi figli più inermi e la distruzione di quel nucleo essenziale della fraternità che è la famiglia? So anch’io che la politica è complessa. Molti fili si intrecciano. Tattica, strategia, destra, sinistra, diaspora, partito unico o pluralismo di scelte dei cattolici impegnati: sono tutti temi che rendono difficile la risposta di quanti si interrogano su cosa si debba concretamente fare. Ma una cosa è sicura: è urgente che i cattolici si pongano il problema di come declinare concretamente e costantemente i valori non negoziabili nell’impegno politico. È certo, infatti, che non si tratta di una questione soltanto di coscienza, attinente alla sfera privata. La promozione dei diritti umani è il cuore della politica. Si apra un dibattito a fondo, con molte voci, alla luce del sole, passando da un atteggiamento di difesa a uno di attacco, cioè di proposta. Potrà così emergere almeno una linea forte di orientamento politico e utile, anche e soprattutto, ai fini di possibili alleanze. E in ogni caso è quanto mai opportuno avvertire i potenziali alleati, non importa se di destra o di sinistra, di quali passi essi debbano compiere (anche se graduali – lo si capisce) in vista di convergenze indispensabili perché l’idea stessa di alleanza abbia senso.