Caro direttore,
solo per un sorriso. Sulla prima pagina di "Avvenire" del 4 febbraio si poteva leggere: «Indagine, aumentano i casi di tumore, ma in Italia si muore di meno». Altre volte mi è capitato di sentire o leggere questo strano modo di esprimersi. Invece il dato certo è solo uno: in Italia, così come nel resto del mondo, si muore non di meno, ma tutti e con la stessa percentuale, vale a dire il 100%. Anche nei titoli, quasi inconsapevolmente, cerchiamo di esorcizzare questo ultimo nemico: la morte. Ma «Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo». E qui sta la nostra Pace. Con immutata stima.
Corrado Brizio
Ricambio il sorriso e apprezzo la sua rapida e profonda riflessione, caro signor Brizio. I titoli di giornale – soprattutto, dico io, quelli di un giornale cattolico – non dovrebbero mai diventare tentativi di «esorcismo», ma stimolanti proposte di informazioni sintetiche, inviti alla lettura e alla comprensione di fatti e dati. Non tutti i titoli, ovviamente, sono egualmente felici, cioè azzeccati, e qualche volta (più o meno volutamente) possono davvero suonare in modo «strano» e sconcertante. Nel caso specifico, però, credo che sia difficile non cogliere che la notizia secondo cui in Italia ci si ammala di più di tumore, ma si muore di meno per questa malattia, può aiutare a riflettere seriamente su ciò che può arrivare a fare la buona medicina. Che non può mai cancellare la morte, ma deve saper servire sempre e al meglio la vita. Senza esitazioni e senza strane, esse sì, e distruttive vertigini del nulla.