Gentile direttore,
seguo con stima i suoi interventi sulla guerra con i quali, fin da subito si è distinto dall’opinione corrente di aiutare con le armi l’Ucraina e non si è mai sottratto a una analisi approfondita della complessità della situazione. Io sono mamma e nonna e fin dal secondo giorno di guerra, quando ho visto che si mettevano i bambini a fabbricare molotov, mi sono detta che questo Zelensky non era affatto un eroe, quel nuovo Churchill che una propaganda martellante ci vorrebbe far credere. Mi creda, se le donne ucraine fossero state interpellate, non avrebbero mandato i propri figli, nipoti e mariti al macello! Avrebbero chiesto al loro presidente la capacità di praticare e percorrere trattative serie, di offrire anche il sacrificio (questo sì) del proprio potere personale. Come ha detto il Santo Padre, esistono anche altre vie oltre alla logica dell’aggredito e dell’aggressore, perché la prima legge morale è “la vita” e io che sono anche biologa lo so bene. Mi creda, direttore, tutte le donne che conosco la pensano come me. La prego, dal suo ruolo continui a combattere la retorica disgustosa di questa guerra. Non posso più vedere mamme che partoriscono nelle cantine e bambini massacrati mentre fuggono o altri che imbracciano i fucili.
Marcella Flora
Con il passare degli anni, ho imparato che per raddrizzare le storture del presente, facendo tesoro del passato e desiderando un altro futuro, è bene per noi uomini cercare di “vedere” almeno un po’ anche con gli occhi delle donne e “sentire” con e come loro. Cambia molto, moltissimo. E la sua bella lettera, gentile dottoressa Flora, mi conferma che è così. Anche di fronte a un’aggressione, come questa ordinata dal presidente russo Putin, che spingerebbe a cedere al fascino dello scontro letale, resto convinto che la logica bellica può e deve essere sovvertita. Serve coraggio e, ovviamente, un giusta dose di pacifica organizzazione nonviolenta per «abolire la guerra», come ragiona e invoca papa Francesco. Ed è utile spendersi – e lei lo dice bene – contro la retorica dell’eroismo. Eroico per davvero è chi dice no alla violenza e alla morte e chi usa la forza (e la cultura, e la scienza, e persino i giornali) solo per tutelare la vita e la pace. Per quanto so e posso, continuerò a raccontarlo e ad argomentarlo con le mie colleghe e i miei colleghi. Sprona sapere che siamo in tante e in tanti a volere che sia così.