Se il principe Filippo è il noto gaffeur della Casa reale britannica, il tedesco Guenther Oettinger è il suo omologo presso la Commissione europea. Il titolare di Bilancio e Risorse umane nell’esecutivo Juncker, voluto a Bruxelles dalla sua leader di partito e di governo Angela Merkel, non ha smentito ieri la sua fama con una dichiarazione tanto improvvida quanto coerente con il suo pensiero.
Così coerente – propose per esempio di mettere a mezz’asta le bandiere dei Paesi Ue con il deficit più alto – che le precisazioni dell’ex governatore del Baden-Wuerttenberg non hanno sortito alcun effetto. Il disprezzo implicito per gli italiani, «educabili» a un voto ragionevole solo dalle bastonate dei mercati, non poteva questa volta che suscitare la condanna unanime dalle stessi sedi europee, consapevoli che non solo non si fa, ma è anche il modo migliore per alimentare l’euroscetticismo nel nostro Paese.
Se pretendere le dimissioni era forse troppo, scuse sentite e ponderate sarebbero state invece il minimo da parte di Oettinger. Che invece si è rifugiato nella solita accusa ai giornalisti, che semplificano e banalizzano, per poi tardivamente dire che non voleva «mancare di rispetto». C’è da sperare che anche a Berlino capiscano che per il posto di commissario è tempo di cambiare.