Alessandro, Saluzzo (Cn)
Lei dice con semplicità e delicatezza cose vere e importanti, caro amico. Che condivido, da ammiratore di Ermanno Olmi e della sua straordinaria "scrittura" filmica quale sono. E non credo di sbagliarmi se penso che anche Olmi le condivida. Attendo di vedere il nuovo film di questo grande maestro, tuttavia da ciò che i miei colleghi (e non altri, lo dico senza polemica ma con amarezza) hanno scritto e titolato dando conto della presentazione alla Mostra di Venezia ho capito che il regista ha scelto di raccontare una chiesa-edificio spogliata di tutto e prossima alla demolizione che rinasce come luogo di accoglienza e carità.Come forse lei sa, caro signor Alessadro, sono originario di Assisi. E anche dalla vita e dalla santità di Francesco ho imparato presto – toccandolo letteralmente con mano – che il volto di Gesù va in particolare riconosciuto, proprio come ripete Olmi, in quello del viandante, del povero e del sofferente. Ma dal povero frate di Assisi ho anche imparato che ogni chiesa "diroccata" si ricostruisce davvero e si rende accogliente, come luogo vivo e comunità fertile, attorno a Cristo in croce. Nella san Damiano abbandonata e in rovina, all’inizio del travolgente cammino di conversione di Francesco, a parlare nel silenzio fu il Crocifisso. Per questo, come lei, io l’avrei rimesso al suo posto.Marco Tarquinio