È stata pubblicata ieri la nota “Antiqua et Nova” dal Dicastero per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione. La nota affronta il rapporto tra intelligenza artificiale (IA) e intelligenza umana, offrendo una riflessione antropologica ed etica sul tema. Il documento si propone di guidare la Chiesa e la società verso un uso responsabile e consapevole dell’IA, riconoscendo le sue potenzialità ma anche i suoi limiti rispetto alla natura umana. Ci sembra interessante partire dal titolo della nota, Antiqua et nova, perché in esso è possibile intravedere l’orizzonte che sostiene la ragione dell’interesse della Chiesa sulle IA. Da più parti sembra potersi indicare come cifra di questo tempo l’esclamazione di Amleto nell’Atto I, Scena 5 dell’omonima opera di William Shakespeare: the time is out of joint - il tempo è fuori sesto! È pronunciata dal protagonista subito dopo aver incontrato il fantasma di suo padre, che gli rivela di essere stato assassinato da suo zio Claudio. Questa rivelazione sconvolge Amleto e lo porta a riflettere sul caos e il disordine che permeano il regno di Danimarca. La frase utilizza una metafora medica: “out of joint” si riferisce a un’articolazione dislocata, come una spalla fuori posto. Questo suggerisce un senso di disordine e dolore che richiede un intervento per essere corretto. In questo contesto, Amleto paragona la situazione politica e morale del regno a una condizione fisica dolorosa e disfunzionale. Il “tempo” rappresenta l’ordine naturale delle cose, che è stato spezzato dall’assassinio del re e dall’usurpazione del trono da parte di Claudio. Questa frase shakespeariana è stata interpretata come metafora potente per descrivere i profondi cambiamenti sociali, tecnologici, politici e geografici che caratterizzarono il periodo intorno al 1500, un’epoca segnata dalla scoperta delle Americhe, dall’espansione europea e dall’inizio della modernità. L’epoca del Rinascimento e delle grandi scoperte geografiche fu un momento di profondo disordine e di trasformazione. La scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492 e la successiva espansione europea destabilizzarono l’ordine consolidato del mondo medievale. Le società europee passarono da una visione del mondo centrata sull’Europa e sulla Chiesa cattolica a una prospettiva globale, con nuove terre, popoli e risorse che ridefinivano le relazioni economiche e politiche. Questo periodo vide anche la Riforma protestante, iniziata da Martin Lutero nel 1517, che frammentò l’unità religiosa dell’Europa e ridisegnò il rapporto tra Stato e Chiesa. La frase shakespeariana di fatto è divenuta riflesso di un senso di disordine morale e politico che emergeva in questo contesto. Come nel caso di Amleto, che si trova a dover affrontare un mondo “fuori sesto”, anche gli europei del XVI secolo furono chiamati a fare i conti con un tempo in cui le strutture tradizionali sembravano sgretolarsi: un periodo fu caratterizzato da innovazioni tecnologiche che trasformarono il modo in cui gli esseri umani concepivano il tempo e lo spazio.
Le scoperte scientifiche di Copernico e Galileo sfidarono la visione geocentrica dell’universo, mentre le innovazioni nella navigazione e nella costruzione navale permisero l’esplorazione di nuovi mondi. Questi sviluppi tecnologici non solo rivoluzionarono la conoscenza scientifica, ma alterarono anche la percezione del tempo come ciclico e naturale, spingendo verso una visione più lineare e progressiva. La scoperta delle Americhe inaugurò un’economia globale embrionale basata sullo sfruttamento coloniale. L’introduzione di nuovi prodotti come patate, pomodori, cacao e tabacco trasformò le economie europee, mentre il commercio transatlantico di schiavi creò una rete economica basata sull’oppressione e lo sfruttamento. Questo nuovo ordine economico destabilizzò ulteriormente le strutture tradizionali. Se nell’Amleto Shakespeare utilizza questa frase per esplorare l’interruzione dell’ordine naturale e morale, nel contesto storico del 1500, il “tempo fuori sesto” rappresenta l’incapacità delle vecchie strutture di adattarsi ai rapidi cambiamenti. La responsabilità di “rimettere in sesto” il tempo ricadeva su individui come Amleto o sui leader dell’epoca, costretti a confrontarsi con un mondo in trasformazione.
Se “the time is out of joint” è stata una metafora potente per descrivere l’epoca intorno al 1500, un periodo di transizione radicale in cui vecchie certezze venivano sovvertite da nuove scoperte geografiche, scientifiche e culturali, forse, oggi, sembra un’espressione adeguata per descrivere sia le opportunità sia le crisi che sembrano definire la contemporaneità di questo tempo. Anche oggi come nel 1500 si assiste a trasformazioni analoghe. Da un punto di vista geografico, la comparsa della Cina come terra finora sconosciuta e ora protagonista della geopolitica e il sogno di colonizzare lo spazio con i satelliti, la Luna con basi permanenti e Marte ci pongono di fronte a trasformazioni analoghe. Il crollo della razionalità scientifica della fine del Novecento, con la teoria dei quanti che pone dubbi sulla natura dello spazio e la teoria della relatività che ha scardinato il nostro concetto di tempo, nonché l’avvento della computazione e dei nuovi modelli statistici guidati dall’intelligenza artificiale rivoluzionano lo scenario scientifico trasformandolo radicalmente. Assistiamo alla nascita dei nuovi credo della Silicon Valley, come le interpretazioni eretiche di Girard fatte da Thiel, il postumanesimo di Musk e il Tescreal (transumanesimo, estropianesimo, singolaritanismo, cosmismo, razionalismo, altruismo efficace e lungoterminismo) di molti investitori spostano la frontiera dell’orizzonte esistenziale degli attori di questo tempo. Infine, le guerre in Ucraina, Gaza e l’ascesa di leader politici come Milei in Argentina e il ritorno di Trump fanno pensare a una seria crisi dell’orizzonte democratico.
A questo si aggiunge il fatto che l’IA sta trasformando profondamente le dinamiche sociali, politiche e giuridiche, sollevando interrogativi cruciali sulla separazione dei poteri, uno dei principi cardine delle democrazie liberali. Questo principio, formulato per garantire un bilanciamento tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, è messo alla prova dall’integrazione crescente di tecnologie AI nei processi decisionali e amministrativi. Se da un lato l’AI offre opportunità per migliorare l’efficienza amministrativa e l’accesso alla giustizia, dall’altro richiede una vigilanza costante per evitare concentrazioni di potere non democratiche. Allora in questo tempo di spaesamento collettivo Antiqua et nova valorizza il patrimonio della tradizione (antiqua) ma si apre al dialogo con le novità (nova) del progresso umano. La Chiesa capisce se stessa come compagna di tutti gli uomini di buona volontà in ricerca di un senso nelle complesse pieghe della nostra contemporaneità, siano esse analogiche o digitali.
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