Il male che è dentro di noi e quel Bambino che ci salva
domenica 12 dicembre 2021

«Certi nuovi teologi mettono in discussione il peccato originale, la sola parte della teologia cristiana che possa essere effettivamente dimostrata», scriveva Chesterton all’inizio del Novecento. Già, senza il peccato originale non si capirebbe né l’Immacolata concezione, né il mistero dell’Incarnazione. Ed è vero che è la sola parte della teologia cristiana che possa essere dimostrata guardando in noi stessi. Ogni giorno, infatti, ci accorgiamo di dover combattere innanzitutto il nemico che si nasconde dentro di noi.

Il bene lo vediamo, lo desideriamo, eppure non sempre lo realizziamo. È in salita la strada per raggiungere il bene. In discesa libera si trova, invece, il male, sotto forma di egoismi, avarizia, invidie, divisioni, sete di potere. Basta lasciarsi andare, dare libero passo agli istinti primordiali, smettere di esercitare un serrato controllo sulla nostra volontà, ed eccolo che prende il sopravvento, il male.

La camorra è un asfissiante cappio al collo. I camorristi sono degli ingordi disposti a tutto, anche a uccidere, a essere uccisi o finire in carcere per decenni, pur di arrivare alle mete prefissate. Da almeno due secoli, la camorra, tiene in scacco la Campania e la moltitudine dei suoi cittadini onesti. Per sconfiggerla occorre fare proprie le convinzioni di Giovanni Falcone a proposito della mafia: «La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine». Bisogna crederci. Idee chiare, dunque e braccia spalancate, pronte per darsi da fare. Senza scoraggiarsi, ben sapendo che il cammino è lungo, tortuoso, faticoso, ma liberante. Da questo cappio che ci opprime, bisogna a tutti i costi liberarsi e per farlo tutti debbono scendere in campo.

Mercoledì scorso, solennità dell’Immacolata concezione, abbiamo, come altre volte, celebrato la Messa di suffragio per le vittime innocenti della camorra. Decine di familiari di questi cari fratelli e sorelle costretti a dire addio alla vita solo per essere incappate nella traiettoria di un killer o per essersi ribellate alle pretese dei prepotenti, hanno accolto l’invito. Tenere accesa la fiamma della loro memoria, pregare, dare conforto ai loro cari, è per noi un dovere. Anche una decina di sindaci dei nostri paesi, e parlamentari, e consiglieri regionali e comunali, e rappresentanti della Prefettura, della Questura, dei Carabinieri sono arrivati in una piovosa e fredda serata di dicembre in chiesa. Presente al completo, il neonato 'Comitato di liberazione dalla camorra area nord di Napoli', un nome che è un programma, e che è stato scelto perché rimanda a un’altra schiavitù dalla quale i napoletani, esasperati, seppero liberarsi, scacciando, nel 1943, in solo quattro giorni, i tedeschi appoggiati dai fascisti.

Dio ci ha creati liberi e a nessuno è dato di mettere le mani sulla libertà degli altri. Anche il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, è stato con noi. Insieme. Il Vangelo ha sempre ragione, questa guerra, combattuta con armi impari, sarà vinta solo stando insieme. Mercoledì sera, ai piedi della Madonna, ognuno si è impegnato a fare la propria parte. Solo mettendo insieme capacità, risorse, intelligenze, onestà, tanta buona volontà, e, per chi crede, la fede, possiamo ridare dignità al territorio e alle persone. Bisogna andare incontro ai commercianti e agli imprenditori da sempre bersaglio privilegiato per le estorsioni. Ed essere punto di riferimento per chi custodisce nel cuore desideri di libertà, legalità, rispetto e amore per il prossimo.

Alla fine della Messa i familiari delle vittime innocenti della camorra hanno ricevuto in dono, dalle mani del vescovo, un Bambinello. In questi tempi strani, in cui tanti che si aggirano per i vari palazzi del potere in Italia e in Europa, sembrano avere paura del presepe, niente di meglio che regalare la statuina di un bambino nudo e indifeso che ci rimanda ai tanti bambini ostaggio della camorra o che, ammassati alle frontiere o in acque gelide, soffrono e muoiono sotto gli occhi di un mondo indifferente e diffidente.

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