mercoledì 25 marzo 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro Direttore, quale ex allievo salesiano e funzionario di biblioteca nell’Università degli Studi di Palermo mi sembra opportuno dare seguito alla presa di posizione pubblicata oggi sulla mancanza, in Wikipedia, di accenni al ruolo avuto dalla Sei e da don Francesco Meotto SdB nell’origine del premio Grinzane Cavour trascrivendo un brano dal sito ufficiale del premio (http://www.grinzane.it/default3.a spx?cID=3110&ch=4.12&sa=detail, ultima consultazione 18 marzo 2009): «Per concludere alle origini del premio è necessario distinguere: il processo ideativo, il processo fondante dal punto di vista organizzativo e l’humus culturale internazionale, con la formazione parigina e l’esperienza spagnola, da cui è nato il progetto. Inoltre va distinto il primo mecenate e il primo sponsor, la Società Editrice Internazionale, senza cui il premio non sarebbe nato. La casa editrice ha offerto il sostegno economico, in parte il supporto tecnico e organizzativo e soprattutto l’avvallo di autorevolezza culturale. Infine il contenitore, l’humus diretto, in cui è nata l’idea è stato il comitato editoriale della collana di narrativa 'La Quinta Stagione', che si riuniva una volta al mese. I miei primi collaboratori operativi diretti sono stati sicuramente Maurizio Rizzo e Liliana Chiariglione. All’interno della Sei ho avuto l’appoggio determinante di Carmen D’Andrea, la 'benedizione' di Francesco Meotto e la collaborazione di Alessandro Passerin d’Entrèves e, in parte, di Mario Rolfo. In particolare Carmen D’Andrea è stata il mio interlocutore e il mio punto d’appoggio all’interno della casa editrice, che seguì con me il processo di elaborazione della giuria dei critici e mi sostenne in tutti i passi successivi. Ad Alba ho avuto il sostegno di Giulio Parusso, responsabile dell’ufficio stampa del Comune. Poi dall’anno seguente il Premio Grinzane Cavour cominciò a costruirsi tutta la sua catena di collaboratori fino a giungere alla situazione attuale. Voltandomi indietro non mi pare vero che il premio abbia fatto tanta strada. E la mia audacia mi ha premiato». Per quanto riguarda Wikipedia, nella quale io stesso ho corrette e integrate voci, l’invito è quello di considerarla per quello che è e valutare con senso critico quanto vi si legge.

Alessandro Crisafulli, Palermo

Caro Crisafulli, certo che Wikipedia è quello che è (la voce sul Grinzane Cavour, con ogni evidenza, è compilata sulla base dei resoconti giornalistici relativi allo scandalo di queste settimane). Però il problema rimane, e non riguarda tanto il passato del premio, quanto il suo futuro. Con tutto quello che sta emergendo attorno alla disinvolta gestione economica – e non solo – di Giuliano Soria, interrogarsi sulle origini del Grinzane Cavour potrebbe sembrare un’attività forse non oziosa, ma di sicuro non così urgente. Ma come, qui si parla di milioni andati in fumo e noi stiamo a perdere tempo con il test di paternità? In realtà, la 'versione ufficiale' da lei richiamata è purtroppo indicativa dello stesso andazzo che ha seriamente compromesso il profilo e le attività di un riconoscimento non privo di lustro, anche a livello internazionale. Nel 1982, al momento della nascita del premio, il trentunenne Soria non è affatto l’ideatore, ma semplicemente il segretario generale del Grinzane Cavour. Incarico impegnativo, non si discute, che negli anni successivi il medesimo Soria ha saputo capitalizzare in modo da costruirsi quell’immagine di patron inappellabile che ieri era la sua forza e oggi rischia di essere la sua condanna. L’intuizione del premio (basta chiedere a chi c’era, per averne conferma) si deve invece a don Francesco Meotto, direttore editoriale della Sei, un salesiano a tutto tondo: curioso della contemporaneità e incrollabile nel discernimento. Non dimentichiamo, tra l’altro, che la Sei era una casa editrice stimata anche dal mondo laico. Reduce dal formidabile successo ottenuto da Vittorio Messori con 'Ipotesi su Gesù', aveva messo in gioco quel patrimonio di autorevolezza con la collana 'La quinta stagione', grazie alla quale si sono affacciati nel nostro Paese autori come Ismail Kadaré. Era un premio cattolico, il Grinzane Cavour delle origini? Sì che lo era, perché 'cattolico' significa universale, dialogante, attento all’umano. La trasformazione sopravvenuta nel corso degli anni, al netto delle complicazioni giudiziarie, non è altro che la rappresentazione plastica di come, in Italia e altrove, la 'cultura' si sia trasformata in una fortezza laicista e niente affatto propensa all’ascolto delle ragioni degli altri, a dispetto di qualsiasi proclama sui valori progressisti del rispetto e della tolleranza. Se così non fosse, l’ineffabile Piergiorgio Odifreddi non se ne sarebbe uscito con la mirabolante ipotesi (tutt’altro che 'more geometrico demonstrata') di un complotto clericale ai danni dell’operazione di salvataggio che lui stesso, il matematico ubiquo, aveva intrapreso sulle spoglie dell’ormai pericolante Grinzane Cavour. Ma anche Odifreddi, si sa, va preso per quello che è.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI