Caro direttore,
sono molto amareggiato e anche un po’ angosciato da certe affermazioni di politici di alto livello, e per di più donne. Già donne. Lo scrivo ricordando bene che “Avvenire” a suo tempo sottolineò che nessuna donna, a Mosca e altrove, era stata seduta ai tavoli intorno ai quali si era decisa la nuova e terribile fase della guerra russo-ucraina. Ma non mi sarei mai aspettato da Ursula von der Leyen, affermazioni del tipo: «L’Ucraina deve vincere e faremo di tutto per questo». Assurdo. Da questa guerra nessuno uscirà pienamente vittorioso, comunque vada: la Russia perderà gli ucraini, l’Europa perderà la Russia, la Russia sposterà il suo baricentro a Est, l’Ucraina sarà a pezzi e tutta da ricostruire e ci sarà un odio che durerà per generazioni e probabilmente ne uscirà anche spaccata la Ue... Inoltre il richiamo alla vittoria è implicitamente il richiamo alla guerra a oltranza, con danni sempre maggiori in termini di vite e strutture e con il rischio dell’estensione del conflitto. Troverei più adeguate affermazioni del tipo: «La pace e la diplomazia devono vincere». Oppure: «È ora di cessare il fuoco e trovare vie di pacificazione». Niente di tutto ciò, mentre nei cieli sopra Belluno continuano a passare aerei militari con il loro rombo d’angoscia. Ma mi angoscia altrettanto, pensare a quante donne di potere sono molto più inclini alla guerra che alla ricerca di una linea negoziale e di mediazione: dalla ministra degli Esteri tedesca a quella inglese, dalla vicepremier e dalla viceministra degli esteri dell’Ucraina alla responsabile dell’intelligence Usa, dalla presidente dell’Europarlamento alla presidente della Commissione europea, dalla ministra degli Esteri svedese alla premier finlandese... Una delusione e una forte amarezza.
Francesco Masut
Anch’io, caro amico, a tratti stento a credere a quel che sento a Est e a Ovest, pur capendo quanto influisca sul discorso pubblico il pesantissimo clima bellico e bellicista e le atrocità a cui assistiamo o che intuiamo. Colpisce molto, è vero, l’atteggiamento di alcune donne potenti, ma non credo che le donne siano il motore di questa tragedia. E spero, anzi, che siano loro a dare, e presto, a Kiev come a Mosca e in tutta Europa, una spinta possente per farla finire: le donne sono naturalmente nemiche della guerra che divora i figli e distrugge la vita in nome di princìpi che il sangue versato orrendamente riduce a pretesti e rende irriconoscibili. Il dolore delle donne può aiutarci a vedere la guerra per quello che essa intollerabilmente è. A me parlare con alcune madri e nonne ucraine è servito e serve moltissimo. Tanto quanto ascoltare ciò che filtra dell’angoscia delle madri dei soldati russi mandati a uccidere e a morire in Ucraina. È importante che le donne di potere si sintonizzino con le loro sorelle...
Un vecchio piemontese curioso che forse leggerà Avvenire...
Gentile direttore,
ho avuto il privilegio di ascoltare un suo “accalorato” intervento in una trasmissione televisiva di La7, la mattina del 7 giugno 2022. È ormai davvero raro sentir dire la verità in un modo così chiaro e onesto. Ormai quasi nessun giornalista osa dare un messaggio, che apra gli occhi del pubblico anche sulla guerra di nuovo in corso in Europa. Confesso di non aver mai comprato “Avvenire”, ma la sua direzione e i suoi scritti mi faranno cambiare idea... Grazie mille e buon lavoro da parte di un vecchio piemontese curioso.
Gian Emilio Andreoli
Grazie davvero per questo suo “grazie”, gentile lettore... potenziale. Ciò che faccio non lo faccio mai da solo. E questa è la parte più bella del mio bellissimo mestiere.