mercoledì 4 giugno 2014
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Gentile direttore,
ho letto con interesse l’intervista che Arturo Celletti ha fatto al sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo (“Avvenire”, 28 maggio 2014). Il messaggio è chiaro: occorre un cambiamento vero e concreto all’interno del centrodestra e, soprattutto, all’interno di Forza Italia. Ne abbiamo avuto la conferma il 25 maggio. Il risultato delle europee è stato, infatti, il più negativo in assoluto dopo venti anni di successi. Io sono un semplice responsabile di Forza Italia Giovani nella provincia di Palermo, però, sono certo che non si può continuare così. Dividersi in fazioni e gestire un partito come se si gestisse una setta (o una loggia massonica) è infruttuoso e lo abbiamo constatato. Per questo, adesso, bisogna, come da tempo si sente dire, creare un nuovo gruppo dirigente giovane e preparato e occorre, contemporaneamente, avere un leader forte e credibile a livello nazionale, infatti, il nostro presidente, che per due decenni ha guidato più di 10 milioni di elettori, adesso non può più farlo del tutto. Il nostro obiettivo è portare una “primavera liberale” in Forza Italia, odiernizzandola e rinnovandola, avvalendoci anche dell’ausilio degli esponenti più maturi e migliori, ma puntando, soprattutto, ad aprire il partito a visi freschi e puliti e a belle menti, affinché ne diventino la nuova classe dirigente. Occorre, infatti, valorizzare i giovani e aprirsi al nuovo, cosa che invece finora i “ras” non hanno voluto, temendo, forse, un confronto interno con gli altri. L’apertura a questi nuovi “orizzonti”, tra l’altro, è l’unica alternativa che ha Fi se vuole ancora stare sul “mercato” della politica, che è oggi più che mai concorrenziale per, appunto, la concorrenza di Matteo Renzi, da un lato, e della giovane “orda” grillina, dall’altro. Riscoprire determinati valori in una politica sempre più “liquida”, come direbbe Bauman, è un obiettivo anch’esso primario. C’è da lasciare vecchie storie – vorrei dire “parentesi” – di bagordi alle spalle, traendone il giusto insegnamento. Inoltre, è necessario fare squadra, mettendo da parte malumori e rivalità personali e – se si vogliono bei risultati – bisogna anche ritornare ad ascoltare i cittadini, non chiudendoci tra le sontuosità dei palazzi, ma scendendo nelle piazze tra la gente e con la gente. Insomma, ci vuole politica seria, e io sono convinto – anche per esperienza diretta – che di buoni politici giovani ce ne possono ben essere.
Nunzio Panzarella responsabile Forza Italia Giovani Palermo e portavoce Primavera Liberale Sicilia
Mi sembra importante il dibattito che alla base dei partiti del vecchio centrodestra – non solo di Forza Italia – comincia ad articolarsi. E mi interessa di più di baruffe e prove di forza tra vertici politici o presunti tali. Del resto, il fenomeno Matteo Renzi tanto quanto l’esplosione (ora più contenuta) del movimentismo a cinque stelle continuano a dimostrare che processi decisivi per la ristrutturazione del panorama politico italiano cominciano ormai soprattutto “dal basso” o, meglio, secondo una concezione e pratiche (rese naturali dai nuovi mezzi di comunicazione tipici dell’era digitale) che archiviano ciò che, per consuetudine, veniva considerato il “basso” e l’“alto” nelle vicende di partecipazione alla vita dei partiti e nella guida degli stessi. Si tratta di una politica “liquida”, gentile signor Panzarella? Può esserlo, ma non deve. E non scopro nulla se dico che lei ha ragione a indicare il positivo antidoto a tale rischio in chiari e saldi valori di riferimento (che per me sono quelli di un umanesimo profondo, frutto della grande cultura classica e della visione morale cristiana). Sono molto attento, speranzosamente attento, a questo sviluppo. Lo sono da cittadino italiano, che sogna da anni l’evoluzione del nostro quadro politico verso un bipolarismo chiaro e ben temperato (con ricette forti e alternative, ma con una base comune serenamente riconosciuta e con modi di proposta, di azione e di polemica diversi e possibilmente opposti a quelli dell’infausto ventennio che si usa definire secondorepubblicano). Lo sono da osservatore delle concrete vicende politiche del nostro Paese, che è arrivato alla conclusione che la crescita di una nuova (e largamente più giovane) classe dirigente è una condizione indispensabile per l’auspicato cambio di passo. Certamente l’esperienza di una parte dei cosiddetti politici di lungo corso – ce ne sono di stimabilissimi per patrimonio di idee e di stile personale – è e sarà ancora utile, sono però convinto che la parte migliore e davvero generativa del nostro domani sia (anche e soprattutto in politica, ma – a cascata – in altri ambiti cruciali della nostra società) quella che vecchi fattori di blocco e alcune logore figure di potere continuano a tenere lontano e fuori dall’impegno fruttuoso. Auguri sinceri a tutti coloro che, come lei, mostrano di rendersene conto e di crederci. Spero che vadano avanti con determinazione e autentico spirito di servizio alla comunità di cui siamo tutti parte. Sembra una frase fatta, e invece è il minimo per camminare con passo giusto, legittima ambizione di successo e disinteresse personale.
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