Immigrati tratti in salvo dopo un naufragio, in una immagine del 14 dicembre 2006 - Ansa
Domenica 25 settembre ricorre la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Il testo che segue è la sintesi tradotta di un intervento ('Costruire uno spirito europeo. La Chiesa cattolica e la sfida della pace nel dopoguerra') che apparirà sulla rivista 'Hermès - cognition, communication, politique', edita dall’Istituto di scienze della comunicazione del Centro nazionale della ricerca scientifica francese (Cnrs). Nel 1944, al Collège de France, Lucien Febvre inaugurò un corso dedicato all’Europa con una definizione divenuta subito famosa: «Io chiamo Europa [...], non un continente, non una divisione geografica del globo, non un dipartimento razziale dell’umanità bianca [...], non una formazione politica definita [...], io chiamo Europa, semplicemente, una unità storica, una incontestabile, innegabile unità storica». Se l’Europa come 'unità storica' è antica, o almeno l’idea di Europa attraverso le sue varie manifestazioni, l’Europa istituzionale è recente. Questa storia è quella po-litica, diplomatica ed economica delle istituzioni dell’Europa del dopoguerra; essa è completata da una storia culturale, quella di una unità di energie rappresentata, soprattutto nelle sue fasi iniziali, da attori politici di fede cattolica: Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman, i 'padri dell’Europa'.
Il progetto dei fondatori dell’Europa è di costruire un’area di nazioni riconciliate, legate tra loro da concrete iniziative di pace, nel rispetto dei popoli che le fanno vivere e dei valori cristiani che le legano. L’universalismo cristiano come fondamento teologico di una visione di umanità unita, l’unità visibile della Chiesa, la centralità dell’autorità papale, l’affer-mazione dei partiti politici cattolici e il sentimento di appartenenza alla stessa comunità cristiana sono elementi che caratterizzano il processo di unità europea del dopoguerra. Adenauer, De Gasperi e Schuman hanno raggiunto i vertici dei rispettivi Stati con l’idea di riscattare i loro Paesi, i loro popoli, attraverso la costruzione di un processo di unità europea. Le loro dichiarazioni sull’urgenza di un’Europa unita sono incentrate sulla riflessione cristiana del declino morale dell’Europa e sulla necessità di un’unità spirituale e temporale come sostegno alla costruzione della pace tra i popoli. Le loro posizioni sulla politica, l’economia e la società moderna sono state influenzate da due importanti contributi al pensiero cristiano- democratico, ovvero l’enciclica Rerum Novarum( 1891) di Papa Leone XIII e l’enciclica Quadragesimo Annodi Papa Pio XI (1931). Adenauer, De Gasperi e Schuman vedevano il mondo attraverso lo stesso prisma: l’Europa cristiana doveva essere preservata, la riconciliazione era essenziale e il sistema internazionale degli Stati nazionali doveva essere modificato.
La vicenda politica, diplomatica ed economica delle istituzioni Ue è completata da una storia culturale, e di una unità di energie rappresentata, nelle fasi iniziali, da attori politici di fede cattolica Dopo l’apertura delle frontiere si sono generate nuove vulnerabilità tra i cittadini. La difesa delle radici cristiane è stata per anni lo strumento di governo delle politiche identitarie nazionali e sovranazionali. Ora lo scenario è nuovamente cambiato, la prospettiva è l’accoglienza
La globalizzazione ha portato l’apertura delle frontiere degli Stati, un fenomeno che ha spianato la strada ad un’enorme mobilità umana, che ha portato con sé questioni culturali e religiose (il confronto con l’Islam come diversità religiosa non cristiana), e una questione che sembrava essere risolta: il rapporto tra politica e religione, tra diversità religiosa e identità politica. L’insicurezza e la difesa dei confini (territoriali e immaginari) degli Stati sono diventate, da questo momento in poi, i nuovi paradigmi dell’azione politica – e spesso della propaganda – delle nuove élite europee. L’apertura delle frontiere, dovuta anche alla necessità di sostenere le politiche di crescita economica dei Paesi più industrializzati, ha generato nuove vulnerabilità psicologiche e choc culturali. I cittadini europei assistono, con una rapidità senza precedenti nella storia, ad un cambiamento radicale della struttura antropologica della convivenza, sempre più percepita come un attacco alle proprie radici culturali e religiose; la religione diventa così una questione politica, una fonte di richiamo alle tradizioni e alle radici. La difesa delle radici cristiane dell’Europa diventa così lo strumento di governo delle politiche identitarie nazionali e sovranazionali.
Parallelamente allo sviluppo economico e alla modernizzazione delle strutture produttive e amministrative in molti Paesi europei, si è assistito ad un cambiamento radicale degli stili di vita. La concentrazione della produzione nei centri urbani ha generato movimenti migratori e un massiccio spostamento di manodopera dalle campagne alla città; di conseguenza, si è determinata la divisione delle famiglie e la rottura traumatica delle strutture sociali tradizionali. La famiglia, la comunità e la parrocchia hanno cessato di essere validi punti di riferimento. Questo periodo di rivoluzioni culturali segnerà profondamente la vita della Chiesa cattolica di fronte al mondo contemporaneo e le sue urgenze. L’iniziativa di Papa Giovanni XXIII di convocare un nuovo concilio rientrava in questo sconvolgimento.
Il concilio Vaticano II è stato un evento per la Chiesa cattolica, ma anche un incontro europeo, dal momento che più della metà dei Padri conciliari, compresi alcuni vescovi di diocesi collocate nel Terzo Mondo (Asia, Africa e America Latina), erano di origine europea. Oltre a questi, c’erano molti specialisti. Non è certo insignificante per l’unità del continente europeo che prelati ed esperti conciliari siano stati in grado di concepire testi comuni ed arricchire l’esperienza specifica della democrazia e dei diritti umani in Europa. Il riferimento storico è la redazione della Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et Spes (1965), ma anche la redazione della Dichiarazione sulla libertà religiosa, Dignitatis Humanae (1965). Il concilio Vaticano II non fu convocato esclusivamen-te per rispondere alle difficoltà interne alla Chiesa cattolica romana, ma anche per affrontare le questioni che il vento della storia aveva condotto nel mondo. Questa è la 'buona novella' per la Chiesa conci-liare: una Chiesa cattolica che si interroga sul mondo e sulle sue urgenze nel tempo presente. L’azione della Chiesa conciliare nella costruzione di un’Europa unita non si è limitata all’ambito istituzionale, ma si è dispiegata nello sforzo politicomorale di riconciliare popoli che si erano combattuti durante la Seconda guerra mondiale, ed in seguito intrappolati nelle crudeli dinamiche instaurate dalla Guerra fredda, al fine di sviluppare una 'comunità umana' pacificata.
L’allargamento dell’Unione Europea ai Paesi dell’Europa centrale e orientale pone la questione dell’Europa come spazio in cui le comunità religiose diventano sempre più attori influenti nel discorso politico a livello europeo e internazionale. Di fronte al dramma della 'Terza Guerra Mondiale a pezzi', i nuovi flussi migratori (soprattutto dai Paesi del Medio Oriente e dell’Africa verso i Paesi del-l’Est Europa) pongono la Chiesa cattolica di fronte a nuove sfide che hanno un impatto senza precedenti sul Suo rapporto con il mondo contemporaneo; ovunque, la Chiesa deve diventare sempre più cattolica, in pratica deve aprire la sua finestra sul mondo di questo tempo, riconoscere le differenze e metterle in comunione. Tutto ciò significa per i cattolici accogliere il migrante nella sua dignità, nei suoi diritti, ma anche nella sua storia; riconoscere il migrante nella sua esistenza reale, incondizionata ed assoluta, che (r)esiste, e che non può essere ridotta alle esclusive categorie occidentali di pensiero, cultura e religione. Per tutte queste ragioni i cattolici sono chiamati a riflettere intensamente l’affermazione di Gesù: «Ero straniero e mi avete accolto».
Storico. Specialista in pratiche diplomatiche vaticane (Sirice - Paris1 Panthéon-Sorbonne)