Caro direttore,Beppe Grillo si riempie continuamente la bocca di "fascismo" e "fascista" per attaccare i suoi numerosi avversari. A ben guardare, però, si potrebbe accusare proprio lui di essere fascista. Non tanto per i contenuti, ché ancora non si è ben compreso quali siano quelli del M5S. Non tanto per i metodi, che ricordano quelli dei processi pubblici staliniani, come ha ben mostrato il "caso Gambaro" l’anno scorso. È la forma mentale che accomuna Grillo al "fascista", ma a un tipo particolare di fascista: quello escluso dal potere dopo aver contribuito all’ascesa di Mussolini e all’instaurazione del regime e ha dovuto attendere l’avvento della Repubblica sociale per ottenere l’agognato posto al sole. Un uomo che ha covato frustrazione e desiderio di rivalsa per vent’anni, finché i fallimenti del regime e l’occupazione tedesca gli hanno offerto il modo di sfogare paranoie e istinti. Un uomo sempre a caccia di nemici, pronto a seminare odio e divisione, a riempirsi la bocca di "popolo" e di "riforme sociali", al fine di mascherare la propria pochezza. Beppe Grillo mi ricorda tutto questo. Nato, cresciuto e pasciuto all’ombra di Mamma Rai, cioè della "casta", si è ben guardato dal contestare il sistema fino al giorno in cui è stato messo da parte da Craxi (socialista come il Mussolini delle origini…). Per vent’anni ha covato frustrazione e desiderio di rivalsa, finché i fallimenti della Seconda Repubblica e il predominio tedesco gli hanno offerto l’occasione di tornare alla ribalta (e di rientrare nella "casta"). Visti i precedenti di 70 anni fa, è probabile che il peggio debba ancora venire.Paolo Ferrari Agri, Bologna
Gentile direttore,è storia la partecipazione dei cattolici alla Resistenza ed è storia l’insostituibile contributo dei cattolici alla nascita della Repubblica e della Costituzione italiana. Poco importavano i rischi oggettivi che la democrazia recava con sé (e se avessero vinto i comunisti?). Quegli uomini, quei cristiani (alcuni dei quali oggi chiamiamo Santi o Beati o Servi di Dio) capirono che la democrazia era un rischio che valeva la pena correre, per il bene dell’Italia, degli italiani, dell’uomo. Avevano ragione! La sovranità che i padri affidarono al popolo (art. 1 della Costituzione) oggi è saldamente nelle mani dei partiti, anzi, peggio, di pochi leader di partito. Fino a questo punto aveva senso per noi cattolici continuare a partecipare alla vita politica votando il meno peggio, chi si impegnava a tutelare i valori non negoziabili dell’umano. Ma con quali risultati? Oggi ci si presenta una sfida nuova, una opportunità insperata, non priva di rischi, anche seri. È la democrazia di domani. Credo che fra 50 anni i nostri figli guarderanno alla rivoluzione culturale incarnata dal M5S e non potranno che valutarla positivamente. L’idea del valore dell’uomo, del singolo che senza mediazione esprime la sua volontà, la sua opinione, che non delega (o delega il meno possibile) ma si assume in prima persona la responsabilità delle scelte compiute. È una sfida educativa che dobbiamo saper accogliere, così da promuovere in prima persona, direttamente, quei valori che finora abbiamo affidato a pochi. È il futuro ed è il presente! O dentro o fuori. In questo momento il M5S ha una connotazione sinistrorsa e radicale, basta guardare i nomi usciti dalle "quirinarie" per rendersene conto. Ma il M5S è un contenitore, come la Repubblica e la Costituzione! È un contenitore che funziona, e che non può non funzionare. Ma sta a noi mettere nel contenitore più Vangelo possibile.Enrico Giuranno, Casarano (Le)Continua a impressionarmi la radicale diversità di giudizi che suscitano le battaglie politiche e la presenza sulla scena pubblica di Beppe Grillo e dei parlamentari e amministratori locali del Movimento 5 Stelle. E m’impressiona l’orribile china imboccata con veemenza in questi ultimi giorni, mentre un processo riformatore a lungo atteso, e dal quale nessuno dovrebbe chiamarsi fuori, si va mettendo in moto.Comunque, non ho difficoltà a dire che ci sono questioni e accenti che condivido, anche profondamente: la “pulizia” degli eletti, la trasparenza e la sobrietà “economica” nell’esercizio del mandato ricevuto dagli elettori, l’attenzione quasi spasmodica all’amministrazione appropriata delle risorse pubbliche, l’insistenza sulla “sostenibilità” delle attività umane e sul corretto uso dell’ambiente. Ma ci sono anche ambiguità che non apprezzo, mi limito a citare la posizione tenuta rispetto all’inutile e dannoso “reato di clandestinità” a carico degli immigrati irregolari. E ci sono toni e iniziative che non condivido in alcun modo. Mi riferisco alle azioni a cui stiamo assistendo in Parlamento, che – lo scrivo da anni, ma mai con questa preoccupazione – non può e non deve essere ridotto ad arena di sopraffazioni e insulti. Ma mi allarma altrettanto l’inchino alle icone e l’allineamento alle parole d’ordine del “politicamente corretto” sulle questioni della vita e della famiglia, con sorprendente e grave incomprensione del grande tema della mercificazione della persona umana che nel nostro mondo cosiddetto sviluppato si punta a ridurre a prodotto di laboratorio e a oggetto di diritti altrui, dunque ad affare. Si parla di affetti e si prepara il business, strano che uno come Grillo non se ne renda conto.Per dirla con una battuta, preferirei meno aggressioni verbali e risse, e più fatti di utile “cittadinanza” dagli scranni del Parlamento, trasformati invece in spalti. E non ho remore nel ripetere che mi aspettavo, e ancora mi aspetto, un salto di qualità dai “pentastellati” dopo l’approdo in forze alle Camere: un gioco forte e anche duro eppure sempre dentro le regole, spiazzante rispetto agli schemi del passato, ma teso a rivalutare le istituzioni democratiche e non a paralizzarle e a mortificarle.Questo è quel che penso, cari amici. Non credo che sia ineluttabile la deriva autoritaria e sanculotta del M5S, movimento che si è dimostrato di massa in termini di consensi, ma mantiene un carattere verticista e “oligarchico” in paradossale e stridente contrasto con la coraggiosa scelta fondativa di “fare” ed “essere” rete. Insomma, non sono affatto convinto che questo Movimento oggi sia un «contenitore» davvero aperto, una casa più di altre abitabile con piena possibilità di parola e di significanza da parte di cattolici impegnati. Spero di essere concretamente e civilmente smentito su questo punto, e spero anche di aver ragione nell’indicare consapevolezze e obiettivi positivi che possono impedire quell’involuzione “fascista” del grillismo che l’amico lettore teme e che, in questi giorni, ho visto evocare da diversi e non sprovveduti commentatori e soprattutto da volgari e violenti tiri al bersaglio, come quello inscenato contro Laura Boldrini, presidente della Camera. Per risalire, bisogna toccare il fondo (anche nella contrapposizione sterile). Non so se siamo a questo, ma so che questo sarebbe giusto e utile.