Gentile direttore,
nel giorno in cui il governo vara la delega fiscale, vorrei tornare su una delle sue risposte a un lettore dirigente d’industria sulle tasse ('Avvenire', 26 settembre 2021: «Guadagno bene, ma solo per il fisco sono uno degli italiani più ricchi»). Non mi ha soddisfatto perché la cosa più vera non è stata detta: la tassazione è oggi su 5 scaglioni, l’ultimo è a quota 75mila euro. Questo fatto ha una conseguenza iniqua: tutti quelli che superano tale cifra pagano le tasse in egual percentuale. Non c’è pertanto progressività. Vorrei sapere come la pensa.
Giovanni Esposito pensionato metalmeccanico Bolano(Sp)
Caro direttore,
l’argomento tasse e tributi è 'trito e ritrito', se ne parla da una vita. Ho settantatré anni e lavoro come Agente di commercio; se non invio la fattura alla ditta Mandante non ricevo i soldi per le provvigioni maturate. Sono stato anch’io tra i primi contribuenti della mia città. Quando vado in banca a fare un prelievo è, in genere, per avere la liquidità per pagare 'al nero' dei medici, l’idraulico, l’elettricista, i falegnami, il giardiniere... Non si può fare diversamente. Ma quello che vorrei puntualizzare invece è la questione che i miei soldi pagati con le tasse finiscono nelle tasche di categorie 'protette' dell’amministrazione pubblica che non svolgono bene il proprio lavoro. Ho fatto una denuncia al mio Comune – Ufficio Ambiente – nel settembre 2019 e a oggi, dopo due anni, nessuna risposta, nessun sopralluogo di Asl e Arpat. In tempo di pandemia questi signori sono stati tutti a casa, a far cosa non si sa, tanto lo stipendio arrivava puntualmente lo stesso. Neppure rispondono alle email. Per questo poi i tribunali sono oberati dalle pratiche civili. Come diceva Gino Bartali: «Gl’è tutto da rifare!».
Afrisio Ferretti Pistoia
C’è un pezzo di verità in entrambe le rimostranze dei due amici lettori autori delle lettere che precedono questa mia rapida riflessione. Al signor Esposito vorrei dire che a proposito dell’attuale iniquità (e della sostanziale infedeltà alla Costituzione) del sistema fiscale italiano penso ciò che ho scritto e riscritto, che molte altre volte hanno sostenuto e argomentato gli editorialisti del giornale che dirigo e che, martedì 28 settembre, ho ripetuto ancora una volta in estrema sintesi nella risposta a un altro lettore: «C’è da tornare con efficacia ed equità alla ben proporzionata pressione fiscale su redditi e rendite disegnata dai padri costituenti». Credo, dunque, che siamo d’accordo. Al lettore Ferretti, vorrei invece rivolgere l’invito a non rassegnarsi al 'nero' e a non far mai di tutta l’erba un fascio. Nella Pubblica amministrazione, cioè nella scuola, nella sanità, negli uffici incaricati di erogare i più diversi (e necessari) servizi, ci sono – eccome! – inefficienze mortificanti per gli altri cittadini, ma ci sono anche tanti operatori e dirigenti, uomini e donne, onesti e competenti. Così come i tra le 'partite Iva' ci sono ladri ed evasori, e ci sono fior di galantuomini. Insomma, cari amici, prendendo in prestito l’espressione di un grande filosofo, non siamo in una «notte nera in cui tutte le vacche sono nere». Ricordiamoci di fare del nostro meglio tutti i santi giorni, ognuno per la propria parte, anche solo chiedendo la fattura, per tenere accesa la luce...