Antonio Giovanni Pesce Motta Sant’Anastasia (Ct)
Dalla sua lettera, caro Pesce, traspare un amore autentico a quel tesoro di cultura che deriva dalla fede. Amore che la urge a porre delle domande impegnative, attualissime. Lei scrive di uno « stallo di circolazione» . Sul concetto di circolazione bisogna però intendersi: se con questa si intende la «visibilità» sui media laici, sulle terze pagine dei quotidiani o negli spazi di approfondimento culturale televisivi e radiofonici, è chiaro che lì c’è indubbiamente una « resistenza » dovuta alla formazione e alla sensibilità di chi dirige quei media, nonché a consolidate dinamiche commerciali ( cioè il peso preponderante che nelle case editrici hanno i prodotti generalisti e legati ai consumi di massa). «Sfondare» un simile muro non è certo cosa di poco conto, o di breve periodo ( d’altra parte bisogna imparare a non sopravvalutare certe « vetrine » mediatiche). Ciò detto, le sue impressioni non sono prive di fondamento. La ricchezza culturale del magistero di Papa Ratzinger, se da un lato è un formidabile impulso a impegnarsi su questa strada – quella appunto della cultura ( università, scienza, ricerca, arti) – dall’altra mette anche in luce un certo ritardo del mondo cattolico; ritardo che, tra parentesi, è quello su cui la Cei ha richiamato l’attenzione nell’ultimo quindicennio, lanciando il « Progetto culturale » . Una perdita di terreno che è spesso dovuta a un’attrazione – che diviene subalternità – rispetto a quanto produce il mondo secolarizzato, dimenticando di tesori del passato o le tante intelligenze di vaglia che noi credenti abbiamo « in casa » . Ma la realtà non è tutta a tinte fosche, anzi. Un’indagine conoscitiva commissionata della Uelci, l’unione degli editori cattolici, che verrà ufficialmente resa nota a settembre e di cui abbiamo anticipato alcuni dati su Agorà di mercoledì scorso, mette in luce un elemento che fa davvero pensare: a fronte di una sofferenza generalizzata dell’editoria causata dalla crisi economica e forse anche dalla scarsità di idee nuove, la richiesta di libri religiosi è invece in aumento, e risulta uno dei pochi segmenti editoriali che negli ultimi anni ha conservato il segno '+ ', grazie a una fascia di lettori nuova e interessante, di età compresa tra i 30 e 45 anni e di buona scolarizzazione. Un paradosso? Certo un dato che indica come ci siano tutti i presupposti per investire con successo nell’ambito della cultura cattolica, ma come ci sia anche bisogno di lavorare ancora molto, magari partendo da questioni strategiche quali la rete distributiva e la necessità di un marketing più «accattivante».
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