giovedì 7 agosto 2014
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Gentile direttore,sono mamma adottiva di tre ragazzi, giunti tramite adozione internazionale alla fine del 2007. Sto seguendo le notizie in merito alle modifiche dell’applicazione della legge 40 a seguito della sentenza della Consulta che ha introdotto in Italia la fecondazione eterologa e ho letto che, a quanto pare, questa pratica sarà, d’ora in poi, a carico del Servizio sanitario nazionale. Ho le mie opinioni circa questa procedura, ma non voglio entrare nel merito. Mi chiedo però come mai, con lo stesso spirito di uguaglianza per tutte le scelte e le possibilità di genitorialità che anima i fautori della fecondazione eterologa, si lasci gravare una gran parte dell’onere economico, non indifferente e spesso discriminante, sulle famiglie che scelgono di accogliere come figli bambini in stato di abbandono in Stati esteri. E sottolineo che quella dell’adozione è una scelta che non implica controversie sul piano umano, etico e sociale né nella popolazione generale né nella comunità scientifica. Cordialità,Maria Cecilia GoldanigaPosso solo dirle, gentile signora, che mi faccio la sua stessa identica domanda. E aggiungo che non ritengo esista una risposta accettabile per spiegare la discriminazione di fatto ai danni di chi adotta rispetto a chi potrà ricorrere alla fecondazione artificiale utilizzando seme maschile e/o ovuli femminili estranei alla coppia. Ammiro la scelta genitoriale sua e di suo marito. Cordiali auguri a tutta la sua famiglia.
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