Caro direttore,
ho partecipato alle tre veglie delle "Sentinelle in Piedi" di Genova, e parteciperò alla prossima veglia del 28 giugno in questa città. Quello che mi preoccupa di più è l’incitamento all’odio che si sta creando da parte di chi promuove il ddl Scalfarotto. Prima di questa proposta di legge, potevo parlare tranquillamente con le persone omosessuali che conosco. Da diversi mesi, da quando si è creata mediaticamente l’«emergenza omofobia», mi capita di essere insultato e addirittura minacciato fisicamente per essere semplicemente contrario a quell’ipotesi di normativa. Già il solo fatto di esserlo mi metterebbe tra i cosiddetti «omofobi». Non è che sono tutti impazziti all’improvviso? C’è una sempre più evidente campagna di propaganda che cerca di demonizzare chiunque presenti perplessità riguardo a certe tematiche. Veniamo chiamati apertamente «nemici» degli omosessuali (anche quando alcuni di noi sono dichiaratamente persone omosessuali) e veniamo definiti ultrà, pericolosi, violenti. Mettono sui giornali, in tv e sul web le facce insanguinate di ragazzi pestati dicendo che il motivo di questa terribile violenza è l’«omofobia», dopodiché dicono che chi ha perplessità sull’adozione di bambini dati a due uomini è «omofobo». Uno come me viene, quindi, associato ed equiparato a una pericolosa e folle "bestia". Forse anche da incarcerare e certamente da rieducare, dato l’alto livello di pericolosità sociale. Io ho una famiglia, direttore, con due figli piccoli. Sono fermamente contrario alla violenza. Mi chiedo per ciò che credo e che penso verrò processato davanti ai miei figli? Per quale motivo si cerca di instaurare questo clima di terrore?
Alejandro Abasolo
padre di Sebastiano e Leon, Genova
Non riesco neppure a pensare, caro signor Abasolo che in Italia si possa arrivare davvero a impedire di affermare pubblicamente ciò che la nostra stessa Costituzione, ispirata a una limpida visione giusnaturalista e personalista, scrive con chiarezza. E cioè che la famiglia è fondata sul matrimonio che oggi si usa definire «eterosessuale» o «tradizionale» e che per i padri costituenti era il matrimonio e basta. Non siamo soli a pensarlo, per fortuna (e per la coscienza di tanti). Ricordiamolo sempre, anche perché ci confrontiamo con gruppi di pressione politica e mediatica molto abili nell’arruolare tutti coloro che non dissentono apertamente dalle loro estremizzazioni all’insegna del politicismo Lgbt. Noi siamo per la chiarezza, per le persone, per i diritti basilari e per ogni buona forma di solidarietà, non siamo per la confusione, per la mercificazione dell’umano, per i diritti capricciosi e per i simil-matrimoni. La testimonianza civile che le "Sentinelle in piedi" offrono con le loro silenziose eppure eloquenti manifestazioni – così diverse da quelle dei pochissimi (e meno male!) che altrove lanciano slogan corrosivi contro le persone omosessuali – è diventata ingombrante ed è osteggiata con intolleranza dai militanti del liberticida «partito dell’omofobia» perché è un modo tra i più efficaci per far riflettere sull’impossibile "bavaglio" che qualcuno vorrebbe imporre nel nome del politicamente corretto. Ripeto anche a lei, con assoluta serenità, ciò che scrissi già dieci mesi fa davanti agli attacchi scatenati contro «Avvenire» per la nostra inchiesta sullo scandaloso e disumano mercato delle "madri in affitto": non possiamo farci intimidire e non vogliamo farci trascinare sulla china dello scontro ideologico che fa perdere inesorabilmente di vista i fondamenti dell’umano, la realtà dei fatti e la verità e la dignità di ogni persona. Caro amico, ci siano sempre di misura e di conforto le parole di incoraggiamento dell’apostolo: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» (Rm 12,21). Continuiamo su questa strada, ne vale la pena. Le auguro, quello che mi è sempre piaciuto che augurassero anche a me: sia un buon padre per i suoi figli.