Carissime, la Giornata internazionale della donna, memoria della lotta epocale che vi ha rese pienamente partecipi della vita civile in molti Paesi del mondo, è occasione per tutti di verifica e di gioia. Di gioia, perché la giustizia rende ogni convivenza più ricca; di verifica, perché la strada da fare è ancora molta.
E voi lo sapete bene. Come vescovo, dunque, non posso non mettermi al vostro fianco: ogni giorno, naturalmente, ma specialmente in questo, per il suo valore così simbolico. Desidero gioire con voi, ma allo stesso tempo contribuire alla riflessione, che deve essere di tutti, su ciò che nelle nostre comunità e in ogni cultura deve ancora avvenire perché fraternità, sororità e amicizia sociale distruggano i muri e le discriminazioni di genere. Il cuore del mandato affidato da Gesù agli apostoli – sapete – è proseguire la sua missione.
Se potessero prendere la parola in mezzo a noi le donne che incontriamo nei vangeli, che cosa direbbero di Gesù alla nostra Chiesa e a ognuna di voi? Credenti o non credenti, provate a entrare per qualche istante in questo esercizio di immaginazione. Che la nostra fede sia grande o invisibile, infatti, abbiamo un’intelligenza della mente e del cuore che sa provare ancora la meraviglia. Ebbene, Gesù Cristo è una meraviglia che sospende l’ordine conosciuto del mondo: ogni donna che lo ha cercato o che lui ha trovato è testimone della sua differenza da ogni altro uomo.
Con lui entra nel campo di azione quotidiano un’altra presenza, un nuovo sguardo. Sorge in rapporto a Gesù una più intensa coscienza di sé e della propria dignità. Si accende il desiderio – anzi, la chiamata – a contribuire, a esserci, a uscire dal nascondimento. Vacillano, così, le regole consacrate a tenere pensieri, vite e corpi altrui sotto controllo. Gesù è dignità e libertà: non dell’uno contro l’altro, ma di ciascuno all’interno di un popolo multiforme, il popolo nuovo di Dio. Pur fra lentezze e contraddizioni tipiche di ogni storia umana, la storia della Chiesa ha visto molte volte le donne protagoniste di un’opera riformatrice e anticipatrice.
Ogni secolo ha le sue sante, spesso riconosciute dopo essere state inascoltate e contestate: la corsa del Vangelo deve loro moltissimo. Da questa vicenda bimillenaria, così come dalle lotte e dalle trasformazioni sociali che hanno avuto le donne come protagoniste negli ultimi due secoli, credo come vostro vescovo di potere osservare qualcosa che è sotto gli occhi di chi ogni giorno gode della vostra presenza. Papa Francesco lo esprimerebbe così: più che di occupare spazi, voi siete preoccupate di avviare processi. Se più spazio vi è dovuto – ovunque e quindi anche nella Chiesa – è perché libera tutti dalla sterilità del potere la tenacia con cui non vi fermate davanti agli ostacoli, intuite un altro punto di vista, riaprite situazioni chiuse, cucite gli strappi, intravvedete soluzioni diverse. Dominare, occupare, vincere, far valere, dimostrare sono, al contrario, modi d’essere che disintegrano la fraternità e l’amicizia sociale. Svuotano dall’interno l’amore di coppia, la vita familiare, i rapporti di vicinato, la vita politica, la qualità degli ambienti di lavoro, la comunità ecclesiale.
La Chiesa ha bisogno di voi, dunque, per essere un’oasi in cui partecipare dal vivo al Nuovo che Gesù ha portato e che può liberare dal male ogni ambito di vita. Nel sostenere quindi il vostro impegno e le vostre lotte, voglio anzitutto chiedere perdono per tutte le volte in cui all’interno della nostra diocesi il clericalismo e una cultura patriarcale hanno prevalso e per quando, ancora oggi, noi uomini di Chiesa non ascoltiamo davvero quello che voi ci dite e ci mostrate.
Mi permetto anche di chiedervi in questo 8 marzo due doni: una presenza forte e schietta nel cammino sinodale che la Chiesa tutta sta vivendo, perché nessuna decisione ecclesiale sia presa senza avere in sé anche il vostro sentire; un’attenzione senza precedenti ai drammi delle donne che vivono ancora fra noi povertà, violenza e discriminazione, in particolare alle giovani e alle madri che attraverso il Mediterraneo cercano di raggiungere una terra sicura, lasciandosi alle spalle l’orrore. Chiedete e chiediamo per questo l’intercessione di Maria, benedetta fra tutte le donne e madre della Chiesa. Rimango a vostra disposizione, raggiungibile, sempre
Vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei