Una vita passata in prima linea ad Avvenire a raccontare il pontificato di papi che hanno lasciato un segno profondo a cavallo di due secoli. Salvatore Mazza, giornalista di razza, ha tenuto salda la penna anche nell’impresa più difficile: guardare da vicino la quotidianità con gli occhi di un malato di Sla. Lo ha fatto con impegno, costanza e ironia, fino a pochi giorni fa. Un compagno di strada per chi condivide la sua situazione, un esempio per molti
Cronista sempre rispettoso delle persone. Ho ammirato il suo nobile modo di vivere
Caro direttore,
desidero condividere il dolore per la perdita di Salvatore Mazza. Da qualche tempo avevo potuto sviluppare con lui, da uomo e da medico, un dialogo molto ricco, caratterizzato dalla mia ammirazione per il suo nobile atteggiamento verso la vita. Tanti lo ricordano con stima e affetto, tra essi anche mia moglie che ha ricoperto a lungo responsabilità pubbliche e politiche, e che conobbe Salvatore fin dai tempi lontani in cui lui frequentava il “ Transatlantico” di Montecitorio. La sua curiosità giornalistica era sempre rispettosa della dignità delle persone.
Marco Trabucchi
Grazie, ha saputo dimostrare a tutti noi che possiamo sempre dare luce e conforto
Gentile direttore,
grazie a Salvatore Mazza per i suoi scritti. Grazie per avermi dimostrato che la volontà può far fare ogni cosa. Grazie per avermi ricordato che siamo sempre preziosi per gli altri. Grazie perché mi ha dimostrato che in ogni condizione possiamo, se vogliamo, dare luce e conforto. Una preghiera e ancora un grazie a lui. Un abbraccio alla sua famiglia. Grazie ad “Avvenire” per l’aiuto a non perdere il “filo” per ciò che è importante.
Mariangela Cremonesi
Un giornalista attento e generoso "sul pezzo" sino all'ultimo giorno
Caro direttore,
la notizia della morte di Salvatore Mazza lascia un grande dolore in tutti coloro che lo hanno conosciuto. Una persona perbene, un giornalista attento e generoso, un amico vero. Un abbraccio forte alla sua famiglia e alla grande famiglia di “Avvenire” che non lo ha lasciato solo nei momenti difficili e ha valorizzato i suoi scriti fino alla Vigilia di questo Natale.
Raffaele Iaria
Un vero e grande collega, un Natale di testimonianza
Caro direttore,
è un Natale triste questo che si porta via un vero e grande collega come Salvatore Mazza. Ma è un Natale di testimonianza, come la sua via e il suo lavoro, soprattutto in questi anni difficili. Il mio abbraccio alla sua famiglia, a te e a tutta la redazione di “Avvenire”.
Rosario Carello
Mi mancheranno i suoi articoli così profondamente autentici
Caro direttore,
ho appreso con grandissimo dolore la notizia della morte di Salvatore Mazza. Il Signore gli spalanchi le porte del Paradiso e doni tanta consolazione alla sua meravigliosa famiglia e a quanti hanno avuto la grazia di poterlo conoscere e stimare. Mi mancheranno molto i suoi articoli, così profondamente autentici.
Vania Santilli
Siamo tutti addolorati, siamo tutti pieni di gratitudine per Salvatore Mazza. Noi, che abbiamo lavorato con lui, che l’abbiamo ascoltato e ci abbiamo discusso, che abbiamo letto le sue parole e apprezzato l’intelligenza e lo spirito che sempre l’animavano, che abbiamo visto come le cose dette corrispondessero alla cose pensate e vissute, che l’abbiamo visto andare veloce e imparare la lentezza della malattia e della resistenza, della rinuncia e della riconquista, che abbiamo imparato dalla sua ironia e anche dalla sua capacità di indignazione, che teniamo caro lo scintillio acuto del suo sguardo e delle battute, e il suo sorriso divertito... Noi abbiamo ammirato l’unità e la forza della sua bella famiglia – prime fra tutte e tutti Maria Cristina, Giulia e Camilla – nella prova imposta a lui e a loro dalla lotta contro la Sclerosi laterale amiotrofica, la Sla, la “bastarda”, la malattia neurodegenerativa che gli ha cambiato l’esistenza e, in questo Natale 2022, lo ha portato a morte prematura, ma non ha divelto i capisaldi della sua vita e non ha confuso la direzione del suo cammino, di uomo e di cristiano, di scout. Sono felice di aver concepito con lui e con i colleghi caporedattori l’idea delle due rubriche che gli avevo affidato: la prima – “Su questa pietra” – destinata a esaltare la competenza del vaticanista, appassionato del magistero di tutti i Papi: la seconda – “Slalom” – a raccontare la “gara” a saltare e/o nobilitare i “paletti” che la Sla (e il contesto esistenzial-sanitario) gli mettevano in continuazione davanti. Rubriche che, assieme ad articoli più ampi e anche polemici, gli hanno consentito di continuare a fare il suo mestiere di giornalista sino all’ultimo giorno. Impresa resa possibile da quel meccanismo di scrittura – tramite puntatore oculare – che amici tedeschi gli avevano donato e che Salvatore ha usato a fondo per restare in relazione feconda e curiosa con tutti e tutto, con lo stesso piglio con cui aveva guidato – per anni e anni – le sue moto. Piegandosi e raddrizzandosi per mantenere la traiettoria migliore, nelle condizioni date, interpretando la strada e senza lasciarsi sgomentare dalle difficoltà e godendo del loro superamento e di ogni attimo del percorso. Ieri ci siamo scambiati gli auguri di Natale, Salvatore e io, tramite messaggini. Oggi aspettavo la sua proposta per la riflessione da pubblicare sabato prossimo... Ogni volta che lo leggevo, sentivo la sua voce. Continuerò e continueremo a farlo. Si dice che le parole volano. È vero, ma a volte volano per restarci accanto, lungo la strada che cerchiamo di fare buona, e ci ricordano chi ci precede sul cammino verso la Casa del Padre. Ciao, Salvatore, amico mio, fratello nostro.