Gentile direttore, la lettera del papa emerito Benedetto XVI è un magistrale sostegno a papa Francesco successore di Pietro. Tale lettera mostra chiaramente il concetto basilare di Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, romana. Infatti la Chiesa non vive di sola Scriptura, come sostenuto da Lutero, ma anche della Tradizione che si aggiorna nel tempo senza tradire mai le sue basi costitutive. Benedetto ha inteso portare così un caritatevole e meraviglioso 'aggiustamento' rispetto all’opinione di quanti identificano Francesco solamente come innovatore. Il Papa, infatti, innova nell’alveo della Tradizione, sottolineando i temi della Carità e della Misericordia. Io credo che Francesco sia grato a Benedetto per questo aiuto contro i cattolici di maniera, criticoni, superbi, pieni di ’’ego’’, che scandalizzano la gente semplice quando si scagliano contro il Papa e che danneggiano la Chiesa.
Gian Carlo Politi
I «criticoni superbi», come li chiama lei gentile signor Politi, sono rumorosi ma pochini. E meno male. Nella Chiesa in cammino dietro il suo Signore, comunque, c’è posto e pazienza per tutti, persino per chi non sa usare civiltà di toni, carità cristiana, rispetto vero e non formale per il «servo dei servi di Dio». Proprio Benedetto XVI, del resto, ci ha ricordato con parole indimenticabili che il «luogo autentico» del successore di Pietro sempre «è la croce»... Quanto alla gratitudine di cui lei parla, è un sentimento prezioso e ancor prima una essenziale consapevolezza. Ma io credo che tra il Papa e il suo predecessore ci sia ben di più di questo. E sono toccato nel profondo dalla testimonianza di ascolto, di fiducia e di affetto che l’uno dà all’altro al cospetto della comunità cristiana e del mondo intero. Chi vuol capire, capisce e – da cattolico – nel nome di Cristo agisce. Chi vuol scagliarsi, si scaglia e – anche che se non se ne rende conto – in una monumentale contraddizione s’incaglia.