Alla vigilia di verifiche parlamentari cruciali e di una consultazione tra i lavoratori di Mirafiori che segnerà uno spartiacque nel sistema delle relazioni industriali, il mondo politico si interroga sul futuro in un clima nervoso e attraversato da polemiche anche pretestuose. Nella maggioranza, che non è certa di confermarsi tale, restano aperte e in competizione le prospettive opposte del proseguimento della legislatura o del ricorso allo scioglimento delle Camere. Non è chiaro se il percorso prescelto sia quello della ricerca di un rafforzamento attraverso l’acquisizione di sostegni individuali o l’apertura di un dialogo di merito con i settori meno rissosi delle opposizioni. Altrettanto e, per qualche aspetto, persino più nervoso appare il clima all’interno e ai confini del Partito democratico. Walter Veltroni ha svolto un’analisi impietosa dell’atteggiamento di un partito che, a suo avviso, col pretesto di criticare le riforme altrui si chiude in una sorta di cieco conservatorismo. Terrà una manifestazione di «orgoglio riformista» al torinese Lingotto, per chiedere di riaprire «una discussione sull’identità programmatica del partito».Questa intenzione è stata interpretata come una specie di richiesta di un congresso straordinario, il che non corrisponde alle intenzioni di Veltroni che lo ha smentito nettamente. Tuttavia il carattere così ampio della critica, che investe i temi che sono stati definiti dal congresso, oltre alla ricorrente polemica sulla questione delle primarie, ha provocato una reazione irritata di Pierluigi Bersani. Il segretario sostiene che se si va a parlare ai lavoratori della Fiat di congressi si rischia di essere inseguiti «coi forconi». Il tono della polemica appare spropositato, se confrontato con le sue ragioni immediate, ma la sua virulenza è un segnale della sensazione di impotenza di una formazione politica che non trae vantaggio dalla crisi del suo principale avversario per la difficoltà a presentarsi come alternativa credibile. Probabilmente ciò che rende così difficile realizzare un confronto disteso tra le posizioni presenti nel Partito democratico è l’ansia di trovare soluzioni immediate attraverso scorciatoie tattiche. Inseguendo la spallata attraverso la dialettica parlamentare si rischia di apparire ininfluenti o indifferenti rispetto a temi sentiti più vicini anche dai settori che costituiscono l’elettorato di riferimento del Pd. La vicenda Fiat, evocata da Bersani per polemizzare con Veltroni, dovrebbe invece indurre ambedue a riflettere meglio sul disorientamento di quei lavoratori, ai quali vengono proprio dal Pd segnali contrastanti che si annullano reciprocamente.L’impressione che il Pd insegua posizioni altrui, siano sindacali o politiche, cercando soprattutto un vantaggio tattico immediato, con l’effetto di dividersi su quasi tutto e quindi di non esprimere una funzione autonoma, è forse esagerata, ma è certamente assai diffusa, e con questa il gruppo dirigente dovrebbe fare i conti impiegando l’impegno, la capacità di ascolto e il tempo necessari. La polemica tra Veltroni e Bersani segnale di una divisione generalizzata che crea disorientamento