Bruno Pescia
Comprendo bene come lo sguardo del volontario si basi su «parametri» ben diversi rispetto a quelli adottati dalle agenzie di rating internazionale e che chi ha gli occhi saturi della vita faticosa e vibrante delle favelas guardi con sospetto agli asettici e impersonali rapporti elaborati per conto dei salotti buoni della finanza. Eppure sono due facce della medesima realtà, spesso convulsa e dirompente, ma ricca e vitale. Il Brasile è sia un protagonista che si sta affacciando con vigore e decisione sugli spalti dell’economia e della finanza internazionali, sia uno sterminato Paese – esteso quasi 30 volte l’Italia, con una popolazione più che tripla della nostra – dove pochi ricchi e ricchissimi si confrontano con un gran numero di poveri. Lusso anche sfrenato da una parte e miseria indicibile dall’altra, col corollario di violenze, criminalità, sfruttamento... Ricchezza di risorse naturali e miserie sconvolgenti. In questa situazione si innesta l’«esperimento» Lula, un presidente che in Italia viene etichettato tout court come di «sinistra», ma che, in realtà, ha messo in campo e insediato al potere un soggetto post-ideologico eppure ancorato a valori forti, capace di attuare una politica contrassegnata da un mix di calibrato riformismo e di accorto pragmatismo. Niente a che vedere con gli «etnocaudillos» che l’America Latina continua a sfornare e che mantengono turbolento il panorama del continente. La sfida ingaggiata per alleviare le vertiginose povertà che piagano le periferie delle megalopoli (dove continuano peraltro ad affluire gli ancor più poveri «sem terra» dell’interno e del Nordeste) è titanica e l’esito non è affatto scontato. Anche se le cifre del Fondo monetario internazionale, di Standard & Poor’s, di Moody’s, persino in quest’anno di crisi, sono precedute da una sfilza di rassicuranti segni "+", la realtà sociale resta soggetta a tensioni e lacerazioni la cui correzione è lungi dal giungere in porto. Qualche passo avanti è stato compiuto, ma il più è ancora da fare. E va altresì ricordato come ad alimentare le chance di successo contribuiscono in misura sostanziale la straordinaria rete di iniziative di volontariato internazionale sviluppatasi a partire dall’opera dei missionari. Un’opera che anche in questo Natale riceverà linfa vitale dalle donazioni generose di tanti italiani, per i quali questo nostro dialogo varrà come pro-memoria. Un saluto cordiale.
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