Caro direttore,
forse ti importuno, scrivendoti spesso e dandoti del “tu”, ma non posso non dimostrarti la mia solidarietà e la mia indignazione in quello che, con inaudita veemenza, ha osato scriverti quella signora (come lei si definisce) di Pontida ( https:// tinyurl.com/signorapontida). Ma come si fa a considerarsi e presentarsi come una «perfetta cristiana»? Ma come si fa a pensare che tutti gli altri siano da condannare? Quanta superbia! A questa signora consiglierei, se è veramente innamorata di Cristo, un po’ di umiltà. Anche verso la Chiesa. Che rilegga attentamente il Vangelo e cerchi di adeguarsi. La tua risposta su “Avvenire” è stata garbata, saggia, chiara. Con questa mia lettera intendo con umiltà... consolarti. E ora una bella notizia che, spero, ti farà sorridere e gioire con me: il giorno del mio compleanno, il 12 luglio scorso, ho avuto una sorpresa dopo aver partecipato (con fatica) alla Santa Messa nella mia bella parrocchia- famiglia. Verso le 21 sono venuti nella mia casa-“chiesetta” in tanti a festeggiare i miei 97 anni: anziani, adulti, giovani, giovani mamme e bambini mi hanno regalato due buonissime torte, subito divise un pezzo per ciascuno, e bibite... E tutti, insieme al parroco, don Raffaele, mi hanno cantato: «Tanti auguri a te». Che festa! Il mio cuore era dilatato dalla gioia e dalla gratitudine. Sono la bisnonna della parrocchia S. Giuseppe di Giovinazzo. Bello. Ringraziamo insieme Dio, caro direttore Marco, per i tanti suoi doni. Anche a me, misera e fragile, ma sempre innamorata dell’Eucaristia, fons et culmendella mia vita, dell’amicizia e della cultura e di tutto quello che è bello e buono. Ti abbraccio.
Maria Luigia Palmiotto Giovinazzo (Ba)
E io ricambio sorriso e abbraccio, cara Maria Luigia. Mia nonna materna si chiamava Luigia, come te. E sapeva consolarmi, come forse nessun’altra e nessun altro. Grazie dunque, per questa lettera che mi ha commosso come un regalo inaspettato per affetto e saggezza. Grazie per aver ricordato a me e a tutti, con semplice e profonda efficacia, che sono vita e fede a nutrire la solidarietà. E sappi che, come te, sono inquieto, ma sereno: mi piace ascoltare tutti e dialogare con tutti, anche con chi sembra non volerlo fare. Ne vale sempre la pena. Grazie ancora e, a nome di tutta la “famiglia di Avvenire”, auguri affettuosi per i tuoi bellissimi 97 anni.