Ugo Lodi, Cavezzo ( Mo)
La ringrazio, caro Lodi, per questa testimonianza semplice e diretta, che approfondisce un argomento molto sentito per la vita sacramentale e per la formazione cristiana, su cui abbiamo già avuto occasione di soffermarci. Di Russell Crowe sono ben note la schiettezza nonché una ruvida irruenza che lo ha portato anche ad avere guai con la giustizia: un dato caratteriale che conferma però la verità umanissima della questione; verità basilare che egli fissa con franchezza, senza troppi giri di parole. La ricerca di Dio è costitutiva della persona: chi ha incontrato Dio nella fede dovrebbe perciò avvertire l’urgenza naturale, la santa impellenza di estendere questa gioia ai propri figli, che sono il prossimo più prossimo, anche se non sono ancora entrati nell’età della ragione e delle opzioni personali. Non è mai troppo presto per essere resi pianamente partecipi della salvezza: questo è il motivo per cui la Chiesa incoraggia l’amministrazione del battesimo (che è l’immersione totale della persona in Gesù) fin dai primi giorni dopo la nascita. La bellezza di questo essere creatura nuova è evidente a chiunque abbia il cuore e l’animo non «impolverati» da dubbi, da incertezze o, peggio, da pregiudizi e ostilità nei riguardi del senso religioso, che è la domanda profonda e nobile che qualifica l’essere autenticamente «umani». Raccontata da un volto popolare, da una star del cinema, questa «normale» verità può raggiungere i giovani e la gente d’oggi forse più efficacemente di certe catechesi, scalzando una falsa ma diffusa nozione di libertà individuale. Una «libertà» di fatto ridotta a disimpegno di fronte alle grandi scelte della vita. Ma a parte gli eroi hollywoodiani, i veri «testimonial» della grandiosità del battesimo – e dell’impegno a educare alla fede – sono i cristiani «normali» come lei, che sanno trasformare la quotidianità del vivere in un continuo apostolato, ottenendo in cambio il «centuplo quaggiù» che, nel suo caso, si traduce in una bellissima famiglia. La saluto caramente.
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