mercoledì 29 gennaio 2025
L'86enne regista si rivolge a tutti, specialmente ai suoi coetanei: «Dopo sessant'anni di matrimonio mi sono reinnamorato di mia moglie. Un sentimento nuovo e sorprendente, una scelta di fede»
Il regista Pupi Avati, 86 anni

Il regista Pupi Avati, 86 anni - IMAGOECONOMICA

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Uomini e donne sull’orlo di una crisi matrimoniale è lo scenario, purtroppo diffuso, che vive da tempo questa società iperconnessa ma dai rapporti assai sconnessi e dalle relazioni sempre più fragili. Sono tempi difficili per la famiglia, il matrimonio, lo stare insieme, la tenuta dei legami. Però sotto questo gelo emotivo e sentimentale c’è una parola che non si è ancora sciolta ed è la parola speranza. La speranza è che ci sia ancora tanto amore in circolo da tenere unite due persone e di consentirgli di onorare il proprio legame sancito dalla Chiesa davanti a Dio con quel “finché morte non ci separi”. «Oggi la vera trasgressione è stare insieme alla stessa donna per tutta la vita e questo vorrei che arrivasse al cuore della gente e soprattutto a quello dei miei coetanei»: è il primo ciak riflessivo del regista Pupi Avati dopo la lettera aperta scritta e pubblicata nei giorni scorsi dal Foglio. Pupi Avati parla da uomo sposato, «lo scorso anno con mia moglie abbiamo festeggiato le nozze di diamante» e da « padre di famiglia non allargata». E poi anche da “cineasta cattolico” – ci tiene a sottolineare una volta di più - da regista di lungo corso che nella sua ampia filmografia non ha mai mancato di toccare, con estrema delicatezza, i temi dell’amore e delle unioni tra un uomo e una donna. Scene da un matrimonio si ritrovano dalle sue pellicole che vanno da Il testimone dello sposo a La seconda notte di nozze fino a Lei mi parla ancora… In ogni frame c’è sempre qualche riferimento autobiografico, a partire dalla sua Bologna dove ha incontrato l’amore della vita, la signora Amelia. « La donna che ho sposato nella Chiesa di San Giuseppe, a Bologna, il mattino del 27 giugno del 1964». Nella pubblica dichiarazione d’amore, Pupi Avati nell’incipit confessa: «So che la ragazza che sposai sessant’anni fa non leggerà mai questa mia confidenza e quindi mi sento libero di essere assolutamente sincero . In questo ultimo quarto della mia vita sto scoprendo di essermi rinnamorato di lei».
Partiamo da qui: ma a 86 anni come si è accorto di essersi “rinnamorato” della donna che ha sposato sessant’anni fa?
E’ una cosa che è nata lentamente e che ho avvertito dentro di me. Un sentimento nuovo che andava oltre l’affetto verso chi, come noi, ha condiviso un tratto così lungo del cammino. E’ un qualcosa in più che si è insediato dentro di me. Un innamoramento che non credevo possibile e che mi ha profondamente stupito: sedotto da questa presenza in un modo inesplicabile. Perché l’amore è un mistero che ha a che fare con l’irragionevolezza. Altrimenti come è possibile che un uomo di 86 anni provi lo stesso amore adolescenziale, psicologico e spirituale verso un essere umano con cui peraltro ha un rapporto difficilissimo? Perché in sessant’anni di vita in comune non è mica facile riuscire a mantenersi saldi nel proprio ruolo di marito e di moglie. E allora comprenderete che questo sentimento forte e intenso che riaffiora assume un valore straordinario.
Lei scrive: “Fra i miei coetanei c’è una distinzione evidente fra le mogli di prima del successo e quelle di dopo il successo”. Quanti dei suoi coetanei, amici e colleghi sono riusciti a stare insieme così a lungo come lei e sua moglie?
Nel mio ambiente del cinema pochissimi sono rimasti insieme all’unica donna che hanno sposato. La maggior parte ha fatto esperienza della prima moglie prima del successo e della seconda dopo il successo, se non addirittura della terza… Conosco poi tanti giovani assistenti o allievi delle scuole di cinema e di recitazione che frequento i quali sono figli di separati e quando andiamo sul personale e chiedo loro che cosa desiderano dal domani mi rispondono quasi tutti “vorrei che i miei tornassero insieme”. Sono i figli delle ormai sempre più diffuse famiglie allargate. Io resto convinto che quando generi un figlio e gli prometti che avrà sempre al suo fianco una madre e un padre quello è un impegno che, anche se costa tanto sacrificio, lo devi mantenere fino alla fine.
Si dice che la gelosia possa distruggere l’amore, mentre lei scrive che oltre a rinnamorarsi è tornato anche ad essere geloso.
La gelosia è una componente essenziale in un matrimonio fondato sull’amore. Chi non è geloso mente a sé stesso. Io ho sposato una donna molto bella che è stata oggetto di attenzione da parte degli altri uomini e questo nei primi anni di matrimonio, quando ero un rappresentante di surgelati e non ero ancora entrato nel mondo del cinema, a mia moglie un po’ gliel’ho fatta pagare manifestando un sentimento atroce di insicurezza e di continua allerta. Avevo paura di perderla. Io ora la vedo ancora con gli stessi occhi innamorati ma anche pieni di paura di perderla, come quando eravamo ragazzi.
Nella lettera o meglio nella sua dichiarazione d’amore fa riferimento al Discorso della Montagna.
Lo leggo tutte le mattine appena mi sveglio. Nel Discorso della Montagna c’è la sintesi più straordinaria e rivoluzionaria compiuta da un ragazzo di trent’anni riferendosi alla sua convivenza con gli altri. In quel Discorso c’è la vera Costituzione alla quale meschinamente ci appelliamo continuamente senza rispettarla davvero, c’è il senso assoluto degli ultimi che saranno i primi e dell’amore verso il prossimo che dobbiamo amare come noi stessi. Due concetti meravigliosi quanto difficilissimi da mettere in pratica nel nostro quotidiano, ma sono i due principi su cui si fonda la sacralità della vita e l’unione tra un uomo e una donna.
In “Lei mi parla ancora” fa dire a Renato Pozzetto che interpreta il papà di Vittorio ed Elisabetta Sgarbi che dopo una certa età “non ci si abbraccia più”… E’ un invito a tutte le coppie a non smettere mai di abbracciarsi come chiede da sempre anche papa Francesco?
Sarebbe giusto, bello e vitale, ma a una certa età purtroppo subentra una forma di pudore reciproco e non ci si abbraccia più. Ciò che è fisico si annulla totalmente. La vecchiaia tra i tanti mali comporta anche quello del prendere coscienza del cambiamento in negativo del proprio aspetto fisico e allora in qualche vuoi evitare a te stesso e a tua moglie di fare una comparazione con quello che eravamo. L’abbraccio fa parte di ciò che siamo stati, qualcosa di intimo che purtroppo non riesci più a riproporre nel presente, specie in questa ultima fase della vita che porta via con sé tante cose belle del passato.
Resta però la sacralità del matrimonio in quella formula essenziale del “per sempre”.
La mia generazione quella formula non la usava mica come si fa per il ritornello di una canzonetta o certe unioni superficiali di adesso. “Per sempre” noi ce lo dicevamo impunemente credendoci davvero e come speranza concreta nel futuro. Oggi invece un certo proselitismo laico, malato di nichilismo applica cinicamente il “per sempre” solo alla morte. Vogliono privarci dell’illusione di credere a un aldilà, vogliono toglierci ogni forma di speranza, compresa quella dell’amore eterno. Perciò contro questo nichilismo imperante non resta che pregare con una fede sempre più forte.
Lei conclude la lettera quasi con una preghiera rivolta a sua moglie: «Vorrei così che si rinnamorasse di me, come io in questo tramonto, mi sto rinnamorando di lei». Preghiera accolta?
Mia moglie quella lettera non l’ha letta, magari più avanti glie la darò... Ma quel testo, pur se personale, ci tengo a ribadirlo, è rivolto a tutti gli sposi sperando che anche a loro capiti come è capitato a me di sentirmi felice quando adesso torno a casa alla sera e so che ad aspettarmi c’è la donna che ho scelto come sposa tanto tempo fa e che ho la fortuna di amare ancora. Io prego tutti i giorni perché avverto la necessità che Dio esista altrimenti la mia esistenza non avrebbe senso. E ringrazio Dio per una certezza di cui mi ha fatto dono: ora che sono nella parte conclusiva della mia vicenda su questa terra mi rendo conto che amare mia moglie è stato un investimento sentimentale fantastico e rinnamorarmi di lei sento che è un atto di fede ancora più bello ed eterno.

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