Gentile direttore,
tanti commentatori si scandalizzano del fatto che il nuovo governo sia gestito da partiti che "cercano posti di potere". Ma i partiti che negli ultimi vent’anni hanno gestito l’Italia non cercavano, a loro volta, posti di potere? Per fortuna che c’è ancora qualcuno che speriamo in buona fede, e assistito da Padre Pio, si dice pronto a mettersi in gioco, come ha fatto il professor Conte. Che cerchi davvero di risolvere i problemi italiani!
Cesare Fedeli
Gentile direttore,
sono un elettore del Pd, ma spero che questo governo faccia bene, che rispetti le promesse elettorali che hanno fatto sognare tanti concittadini, e che soprattutto rispetti quanto di più bello la nostra democrazia ha sviluppato e andrebbe tutelato: una Sanità pubblica che tuteli tutti a prescindere dal ceto sociale, una Scuola che dia basi forti di conoscenza, sviluppi il senso critico e dia anche una buona educazione civica, coinvolgendo pure le famiglie, sia per integrare stranieri che vivono e lavorano in Italia, sia per aggiornare adulti spesso colpiti da un analfabetismo di ritorno. Mi aspetto lotta all’evasione e al lavoro nero, lotta alla mafia e alla corruzione, la creazione di opportunità agli industriali per riportare il lavoro in Italia, premiando le aziende che operano con progetti a lungo termine, penalizzando le gestioni che operano a breve e con criteri speculativi… Desidero veder creare, in ambito comunitario europeo, un concreto sostegno allo sviluppo dei Paesi più poveri, creando lavoro e prodigandosi per il rispetto dei diritti umani. Voglio vedere una vera Nazione Europea, con un vero e unico governo politico. Conto nella revisione del nostro sistema giudiziario, ancora pieno di leggi "ad personam", congegnate per i poteri forti, sperando nell’eliminazione della prescrizione e del patteggiamento per qualsiasi reato. E poi mi aspetto anche la salvaguardia di tutti i Beni Comuni e di veder combattere il caporalato e attenuare le disparità sociali. Ma forse questi problemi c’erano anche cinque anni fa? Ma forse sono un po’ aumentati? Quindi forse qualche errore è stato fatto anche dal Pd in questi ultimi cinque anni? Forse gli elettori che non ce l’hanno più fatta a votare come me, hanno qualche buon motivo? Spero che la classe dirigente del Pd si ponga queste domande e abbia meno certezze.
Enrico Reverberi
Gentile direttore,
sono una nuova cittadina radicata in Italia da circa 39 anni e che vive in modo poco sereno alcuni passaggi del "contratto di Governo" tra M5s e Lega. Secondo democrazia e Costituzione italiana, rispetto la volontà del popolo, ma, altrettanto temo le idee chiuse. E mi ha molto colpito che nei giorni scorsi una "bomba carta" sia stata usata di notte contro un centro profughi in Alto Adige. Non mi stupisce un gesto simile: ai miei occhi è vigliacco, ma riconosco che chi l’ha commesso in questo momento si sente forte. Non so quali provvedimenti prenderà il Governo che sta per nascere, ma so che nel "contratto" si offre la fotografia futura di una società più povera e poco aperta alla convivenza. In esso si delinea uno spazio civile frantumato. All’immigrazione si dedica il capitolo 13, e la linea si riassume in due concetti: "rimpatri" e "stop al business". A questi si devono associare la negazione della opportunità di usufruire di alcuni diritti, fra questi l’accesso agli asili nido dei bambini figli dei migranti. Null’altro che discriminazione. La questione migratoria è concepita e ridotta a materia di sicurezza pubblica, da affrontare con durezza. Sembra che da quel testo siano sparite le persone, mentre è chiaro l’intento a vedere i nuovi cittadini esclusivamente come numero e "criticità" per il Paese. La soluzione delle fragilità socio-economiche dell’Italia viene fatta passare da una lotta dura nei confronti dei migranti. Ma queste persone spesso entrano in uno stato di irregolarità, per mancato rinnovo del permesso di soggiorno, semplicemente perché hanno prima perso il lavoro. Perché allora non si mette tutta l’attenzione sul mercato del lavoro e sul miglioramento delle sue attuali condizioni? Ciò consentirebbe a tutti di respirare, a nuovi e vecchi residenti, a italiani e migranti, magari presenti in Italia da anni e con figli nati o cresciuti qui. Voglio dire che la fobia della "clandestinità", purtroppo, non riguarda solo chi varca oggi in modo irregolare la soglia di questo Paese e viene etichettato come potenziale delinquente – visto che di "reato di clandestinità" si continua a parlare – anche se sfugge a persecuzioni, a fame e a calamità naturali… Un altro elemento inquietante del "contratto" è l’avversione all’istituto della famiglia, visto che le riunificazioni per le famiglie dei cittadini migranti sono considerate un disvalore o comunque qualcosa che non merita alcuna attenzione. L’ospitalità e l’accoglienza, poi, sembrano che non siano più gesti di civiltà, ma costumi da abbattere. Persino i credi religiosi vengono messi in discussione. Continuare a vedere in tutto l’islam un nemico da combattere, non solo è sbagliato e ingiusto, ma non è degno di una società civile. È chiaro che chiunque sbaglia, chi compie reati e pratica la violenza non lo fa perché appartiene a una religione, ma perché è uomo o donna di mal costume o è un criminale. Per questo va punito o punita, e le normative italiane offrono strumenti in grado di rispondere e contrastare attitudini e atti contrari alla Costituzione e alla leggi. Il rischio, oggi, è che l’unico senso ammesso per la parola "sicurezza" riguardi il popolo che ospita, non le persone che chiedono asilo e sognano di vivere e lavorare in Italia. Nel mio piccolo, vorrei riuscire a dire che è inaccettabile l’idea che i nuovi cittadini possano essere considerati solo un problema per questo Paese! Non è vero!
Maria José Mendes Évora, Dottore in Scienze Sociali (PhD) - Specializzata in Economia dello Sviluppo, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana
Attese fiduciose, attese polemiche, serie preoccupazioni. Tre atteggiamenti – anche se, ovviamente, ne sono possibili altri – che aiutano a comprendere lo stato della nazione, o – meglio – i sentimenti prevalenti nell’opinione pubblica e tra i lettori di questo giornale nella lunga e faticosa vigilia politica della primavera 2018, con il Governo giallo-verde ormai sul punto di nascere. Naturalmente, ho letto anch’io con interesse il "contratto di Governo" che Movimento 5 Stelle e Lega hanno stipulato. Con interesse, in qualche passaggio con preoccupazione, in altri ancora con allarme. Attendo di vedere come il "contratto" verrà declinato prima nelle solenni e impegnative dichiarazioni davanti al Parlamento del presidente del Consiglio, quando – al termine di questa tormentata gestazione – la compagine governativa prenderà volto e consistenza, e poi nel concreto avvio della loro azione da parte dei vari ministri. Mi auguro il meglio per il nostro Paese, mi accontenterei dell’indispensabile per garantire più coesione sociale e scelte, in ogni campo, che – sono d’accordo con la signora Maria José Mendes Évora – non riducano mai le persone, i cittadini, i residenti in Italia, i richiedenti asilo e i migranti a «problema». Le persone hanno problemi, ma non sono il problema, sono la soluzione. Sempre. Chi fa politica, governa e si candida a fare leggi deve esserne consapevole e dimostrarlo nei fatti. Per civiltà e per responsabilità.