Caro direttore, ogni tanto qualcuno scopre che attualmente nella destra italiana c’è antisemitismo, richiamando polemicamente i “bei tempi” di Alleanza nazionale; che però non sono mai esistiti. Valga la mia esperienza. Come è noto, porta la mia firma il documento di condanna dell’antisemitismo e delle leggi razziali approvato al congresso di An a Fiuggi, il 27 gennaio 1995. Quel documento diede credibilità (anche internazionale) alla svolta; scomparvero ufficialmente gli antisemiti dal partito erede del fascismo e della Repubblica di Salò, ma da allora in An gli anti-Palmesano diventarono un esercito. Fino alla mia più completa emarginazione, con gravi conseguenze sul piano politico e professionale e con grande dolore anche sul piano personale. Politicamente parlando, l’«ebreo Palmesano» è stato ammazzato. All’epoca, mentre si annunciava la presunta svolta di Fiuggi – che avrebbe sancito la fine del Msi-Dn, nel quale militavo dall’età di 14 anni, e il transito di tutti noi in An – continuavo ad affrontare una riflessione sulla necessità di uscire dal tunnel del neofascismo. E quindi speravo che nelle Tesi congressuali – e vi era davvero di tutto, ma non questo – vi fosse anche una condanna dell’antisemitismo.
Così una domenica pomeriggio di metà dicembre 1994, libero dal mio lavoro di capo del servizio politico del “Secolo d’Italia”, scrissi le undici righe del documento che sarebbe passato alla storia del partito come “emendamento Palmesano”: «Condanna esplicita, definitiva e senza appello Alleanza nazionale formula verso ogni forma di antisemitismo e di antiebraismo, anche qualora siano camuffati con la patina propagandistica dell’anti-sionismo e della polemica anti-israeliana. Sia altresì bandito ogni pregiudizio che è l’anticamera dell’intolleranza antisemita e che è stato il terreno di coltura, attraverso i secoli, dei pogrom e della Shoah. An si riconosce in pieno nella Dichiarazione del Concilio Vaticano II “Nostra Aetate” e nelle prese di posizione di Giovanni Paolo II nei confronti degli ebrei, nostri “fratelli maggiori”.
La vergogna incommensurabile delle leggi razziali brucerà per sempre nella nostra coscienza di Uomini e di italiani». La proposta piombò come una bomba nella vigilia del congresso, ma si scelse di fare finta di nulla. Fino a che, una volta apparsa la notizia sui giornali, nella sede di via della Scrofa cominciarono ad arrivare telefonate dall’estero per chiedere conferma e ottenere il testo integrale dei quella condanna. Stupore, perché nel “fascismo immaginario” postmissino l’antisemitismo fascista non era mai esistito, era tutta colpa della Germania. Al congresso di Fiuggi il partito per realpolitik diede il via libera all’approvazione dell’“emendamento Palmesano”. Ma ben presto dovetti rendermi conto che avevo firmato il mio suicidio politico e professionale. Quando, infatti, appena dopo il congresso, furono pubblicate le tesi congressuali emendate, con il titolo “Pensiamo l’Italia, il domani c’è già – Valori, idee e progetti per l’Alleanza nazionale”, il mio documento, sebbene approvato, era stato tagliuzzato. Mancavano le ultime due righe: «La vergogna incommensurabile delle leggi razziali brucerà per sempre nella nostra coscienza di Uomini e di italiani». Un caso molto istruttivo: nelle file della destra italiana post-missina se parli di antisemitismo, sei morto; se fai finta di nulla, diventi deputato, senatore, ministro o comunque fai carriera.
Enzo Palmesano già componente dell’Assemblea nazionale di An
Caro Palmesano, abbiamo scritto entrambi di politica per un’intera vita professionale, ma tu sei certamente più esperto di me in storia missina e post-missina. So, comunque, che la tua rievocazione della vicenda dell’«emendamento Palmesano» è severa e vera. Detto questo, dopo l’esplosione – a seguito di una video-inchiesta del giornale online “Fanpage” – del cosiddetto “caso Fidanza”, che ha riaperto in Fratelli d’Italia alcune ferite e non marginalmente anche quella dell’antisemitismo di destra, tutti devono prendere atto che Giorgia Meloni ha usato parole inequivocabili.
L’attuale leader del partito discendente da Msi e An, in un’intervista al “Corriere della sera”, ha affermato infatti che nella sua casa politica «non c’è posto per nostalgie fasciste, razziste, antisemite » e che «le leggi razziali sono state la pagina più brutta dell’umanità». Proprio per questo, aggiungo, mi sarei aspettato più coraggio e meno distinguo nella condanna per l’attacco squadrista dei forzanuovisti alla sede nazionale della Cgil ovvero una partecipazione, anche attraverso una simbolica adesione, alla manifestazione di oggi indetta da Cgil, Cisl e Uil. O almeno un altro gesto emblematico utile per marcare le distanze dal neofascismo violento di altri settori della destra (non solo) italiana. In questo 16 ottobre potrei anche suggerire quale, ma ognuno faccia la propria parte...