Gentile direttore, uno dei miei nipoti, di 9 anni, parlando oggi di ritorno da scuola degli ultimi avvenimenti bellici e non solo, mi ha fatto una domanda intelligente usando anche un termine del nostro dialetto mantovano, per noi molto significativo. Gliela propongo: «Non dovremmo forse cambiare il nome da Homo Sapiens applicato ai primi uomini vissuti intorno a 200mila anni fa, con L’om imbambì, applicato al genere umano del Terzo millennio?». L’espressione dialettale, è trasparente, e si potrebbe tradurre più o meno con L’uomo rimbambito, che cioè ormai non capisce più niente di sé e del mondo che lo circonda? Per cui non sembra essere in grado di far tesoro della sua storia passata e recente, sia in ambito di salvaguardia della madre Terra che di tutti gli esseri viventi, non solo umani.
Tiziano Manzoli
Suo nipotino ha pensieri acuti. Lo aiuti, caro amico, a nutrire la speranza. Anche se come ci ha ricordato mercoledì papa Francesco non siamo capaci di pace, non possiamo e non dobbiamo dimetterci dalla nostra umanità. Ognuno di noi è «homo sapiens». Ricordiamocene. È necessario, come una promessa da mantenere insieme. (mt)