venerdì 25 ottobre 2024
Le riflessioni contenute nella nuova enciclica "Dilexit nos" offrono la chiave di lettura dell'intero magistero di papa Francesco. L'importanza di ritornare al cuore
Il Papa accarezza una bimba

Il Papa accarezza una bimba - Ansa

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La Lettera Enciclica Dilexit nos, Sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo nasce dall’esperienza spirituale di Francesco, che avverte il dramma delle enormi sofferenze prodotte dalle guerre e dalle tante violenze in corso e vuol farsi vicino a chi soffre proponendo il messaggio dell’amore divino che viene a salvarci. Si può sostenere che le riflessioni in essa presenti offrano la chiave di lettura dell’intero magistero del Papa, come ci fa capire lui stesso: «Ciò che questo documento esprime permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune». Lungi dall’essere un magistero “schiacciato” sul sociale, come a volte è stato maldestramente inteso, il messaggio che questo Papa ha dato e dà alla Chiesa e all’intera famiglia umana nasce da un’unica sorgente, presentata qui nella maniera più esplicita: Cristo Signore e il Suo amore per tutta l’umanità. È la verità per cui Jorge Mario Bergoglio ha giocato tutta la sua vita e continua a spenderla con passione nel ministero di Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale.

Che cosa di così importante vuol dirci il Vescovo di Roma dedicando al Sacro Cuore un documento della rilevanza di un’Enciclica? Il testo si apre sottolineando l’importanza del cuore, in particolare alla luce della Bibbia, dove con “cuore” s’intende il centro unificatore della persona. In questo senso nella vita «tutto si gioca nel cuore» ed è dal cuore che provengono le domande vere. Dove manca il cuore, «non è sviluppata nemmeno l’idea di un centro personale in cui l’unica realtà che può unificare tutto è, in definitiva, l’amore». Come ha scritto Romano Guardini, pensatore molto amato da Bergoglio, «solo il cuore sa accogliere e dare una patria». Il grande teologo gesuita Karl Rahner, poi, sottolinea che “cuore” è una di quelle parole originarie «che indicano la realtà che spetta all’uomo tutto intero in quanto persona corporea e spirituale». Perciò è importante ritornare al cuore: è il cuore che unisce i frammenti della vita vissuta, realizzando l’armonia di tutta la persona, come mostra l’esempio della Vergine Maria, che custodisce (dieterei) e medita (symballousa) nel suo cuore quanto di assolutamente unico le accade. Tutto ciò che viviamo è «unificato nel cuore»!

Grandi voci nella storia della fede hanno evidenziato l’importanza del cuore: San Bonaventura, ad esempio, invita a interrogare la vera fonte che illumina e che è «non la luce, ma il cuore»; Sant’Ignazio di Loyola pone a base degli Esercizi spirituali l’affectus, che sta all’origine del nuovo ordinamento da dare alla vita a partire dal cuore. John Henry Newman, poi, assume come suo motto l’espressione “cor ad cor loquitur”, indicando come solo il cuore metta la persona in atteggiamento di obbedienza amorosa davanti al Mistero. Il Concilio Vaticano II, a sua volta, afferma che «gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo» (Gaudium et Spes). Nasce da queste costatazioni l’appello di Papa Francesco: «Andiamo al Cuore di Cristo … che è una fornace ardente di amore divino e umano ed è la massima pienezza che possa raggiungere l’essere umano». Risponde a quest’invito la seconda parte dell’Enciclica, intitolata Gesti e parole d’amore, dove tra l’altro il Papa afferma: «Dio non ci ama a parole, si avvicina e nel suo starci vicino ci dà il suo amore con tutta la tenerezza possibile».

Papa Francesco precisa che la devozione al Cuore di Cristo «ci parla di carne umana, di terra, e perciò anche di Dio che ha voluto entrare nella nostra condizione storica, farsi storia e condividere il nostro cammino terreno». Veramente «il Sacro Cuore è una sintesi del Vangelo», attuale più che mai: oggi «ci troviamo di fronte a una forte avanzata della secolarizzazione, che aspira ad un mondo libero da Dio. A ciò si aggiunge che si stanno moltiplicando nella società varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore…». Il Cuore di Cristo aiuta i credenti a liberarsi da questi condizionamenti, come anche dal frequente dualismo «di comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate». La devozione al Sacro Cuore ci aiuta a mettere al centro di tutto l’amore.
Occorre, allora, ritornare al Cuore, proponendo a tutta la Chiesa «un nuovo approfondimento sull’amore di Cristo rappresentato dal sacro Cuore». In un’ora storica per tanti aspetti drammatica, segnata da guerre e conflitti che sembravano un lontano ricordo e che invece sono divenuti in poco tempo una tragica realtà, riproporre la buona novella dell’amore di Dio per ciascun essere umano significa ricordare a tutti la fraternità che ci unisce davanti all’unico Padre e l’amore che cambia il cuore e la vita di chiunque voglia accoglierlo in sé. Il frutto più profondo della devozione al cuore di Cristo è di farci sentire amati dal Signore e resi capaci di amare in unione al Suo Cuore umano e divino. Come diceva San Charles de Foucauld: «La carità deve irradiare dalla fraternità, come irradia dal cuore di Gesù». Da tutto questo deriva una peculiare visione della missione della Chiesa, che diventa «una questione d’amore, e il rischio più grande in questa missione è che si dicano e si facciano molte cose, ma non si riesca a provocare il felice incontro con l’amore di Cristo che abbraccia e salva».

L’Enciclica può dunque essere considerata una sorta di compendio di quanto Papa Francesco ha voluto e vuole dire a ogni fratello o sorella in umanità: Dio ti ama e te lo ha mostrato nella maniera più luminosa nella vicenda di Gesù di Nazareth; guardando a Lui saprai di essere amato/a da sempre e per sempre e potrai riconoscere i doni, di cui il Padre ha voluto arricchirti; seguendo Lui potrai discernere la via per spenderli con amore lì dove nel Suo Spirito Egli vorrà condurti. L’invito finale è a chiedere tutto questo al Signore, aprendo il nostro cuore al Suo e invocando la Sua venuta in noi, «per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno».

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