venerdì 31 gennaio 2025
L'invasione della località sciistica da parte dei turisti partiti da Napoli non dovrebbe generare ostilità classiste né gare di stile, ma aprire un dibattito serio sulla fruizione popolare dei luoghi
I turisti che domenica 26 febbraio hanno "invaso" la località di Roccaraso, in Abruzzo

I turisti che domenica 26 febbraio hanno "invaso" la località di Roccaraso, in Abruzzo - Ansa

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Perché i diecimila che, a bordo di 200 pullman, domenica scorsa da Napoli e dintorni si sono riversati a Roccaraso, Alto Sangro, due ore di viaggio, a 20-30 euro ciascuno pasto compreso, persuasi dai messaggi di una divertente influencer di TikTok, e hanno creato qualche problema a una località di 1.500 abitanti non strutturata per un’invasione di queste proporzioni, attirando l’interesse di siti, giornali e tv, ecco, perché inquietano così tanto? A chi fanno paura? Cosa (ci) dicono e quali emozioni-riflessioni-istinti muovono?

Vale la pena chiederselo, dal momento che ai “napoletani” (qualche sito di informazione, nel dare la notizia, ha poi corretto il tiro con un più consono “turisti da Napoli”) l’eccesso pare consentito finché intrattiene e diverte, meno quando straborda, travalica, invade, vince o, nel caloroso surplus, arriva a illuminare. Perché la massa, a differenza dell’individuo, può anche avere una meta esterna a sé stessa, ma a volte ci azzecca, racconta l’indicibile, scoperchia l’inguardabile. E non a tutti piace, insomma, se a parlare è il popolo, con la sua postura e la sua taglia.

Ci sono problemi ambientali, è chiaro, questioni organizzative, il solito retropensiero sul chi, come e perché. E poi c’è la montagna, la neve (per quanto ancora?), il luogo, ma può essere una spiaggia o un borgo. Si parla di overtourism, l’iperturismo, eppure il fenomeno non nasce e non termina nel tragitto da Napoli a Roccaraso, e ritorno. E allora? Cioè, naturalmente, sciisticamente, o esteticamente parlando: qual è la differenza tra 200 pullman e 2.000 Suv? Tra panino e thermos nel parcheggio e aragoste e ostriche in alta quota? Tra Geolier e un’après-ski? Tra la tiktoker napoletana con figlio a spazzaneve e l’influencer milanese spazzaneve con i figli, meno over-size ma con qualche grave in più? Tra il sommerso che si vede e quello che non si dichiara?

Poco prima dei fatti quelli di Rivista Studio avevano scritto bene della «nuova lotta di classe sulle piste da sci», intuizione vera, argomentando di una montagna diventata «territorio di confine dove si consuma lo scontro di classe, tra chi si riprende sulle piste e chi ostenta una settimana bianca sempre più affollata e rumorosa». La folla in montagna non è la notizia, insomma, il dono del popolo è aver pulito col gomito il vetro appannato, per tutti. Volgare a chi?

La notizia è che molte persone hanno avuto voglia di fare una gita in montagna (e forse domani si replica). E la montagna non è esclusiva, se non quale meta interiore, dimensione personale, intimo confronto. È di tutti, invece, lo spazio, lo ha ricordato Il Dolomiti: «Roccaraso e i napoletani potrebbero aprire una nuova discussione sull’immaginario e sull’accessibilità del turismo invernale». Un dibattito necessario. Come l’aria.

Cinque anni fa, di questi tempi, un virus del quale non si sapeva molto prendeva a circolare senza che potessimo immaginare cosa avrebbe portato, tra lutti e lockdown, ansie e reclusioni. Ricordiamocelo, parlando di montagne e di persone che ci vanno, e di come. Ci si educa camminando insieme, salutando chi si incrocia, condividendo ciò che si ha.

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