Caro direttore,la disattenzione verso l’acqua da parte «del cuore e della testa», come direbbe Leonardo Becchetti, oltre che alla scarsa diffusione dei dati circa il suo uso e abuso, è soprattutto dovuta alla sottovalutazione della posta in gioco. L’appellativo con cui l’acqua è oggi chiamata, «oro blu» è, sì, indovinato per un forte richiamo al suo valore, e tuttavia esso non spinge ad andare oltre l’aspetto produttivo ed economico. In realtà l’acqua è una sostanza straordinaria e unica nell’universo, la sostanza più studiata dai ricercatori e tuttora misteriosa, tante sono le sue anomalie chimico-fisiche. Anomalie che, sorprendentemente, hanno conferito all’acqua il ruolo di utero della vita stessa. Non è solo in gioco il consumo di una risorsa naturale, per la quale non è davvero possibile immaginare un sostituto; è in gioco la preservazione della vita in un minuscolo e privilegiato luogo dell’universo che è la buccia del nostro pianeta. Nessuna tecnica e nessuna statistica, purtroppo, persuaderà mai qualcuno a rispettare, conservare, salvare una cosa di cui non si percepisce il valore fondamentale per la sopravvivenza della vita.Purtroppo, una maggiore sobrietà negli stili di vita non scatterà per la sola diffusione di dati preoccupanti su incombenti desertificazioni e sul crescente inquinamento. Se ai tempi di Francesco d’Assisi solo un’ispirazione mistica e poetica poteva portare a definire l’acqua «
utile et humile et pretiosa et casta», oggi anche una maggiore familiarità scientifica con la sua struttura può accenderci di empatia verso di essa. Invece, proprio oggi, paghiamo un difetto di fratellanza con la natura, e, per rimanere all’acqua, di capacità di meraviglia nel riconoscere la sua sorprendente natura, la sua ingegnosità nell’incessante aggregarsi con altre molecole in una rete connettiva che copre il 70% della crosta terrestre e che ancor più sorprendentemente costituisce il 70% del corpo umano. Relazionandosi in maniera duratura con le altre molecole, la singola molecola d’acqua acquisisce proprietà uniche e straordinarie. La vediamo quindi adoperarsi incessantemente per costruire legami cooperativi fra molecole, come in una vera e propria società solidale, una società di mutuo soccorso: lo scambio di ioni per mantenere l’equilibrio elettrolitico nel corpo umano ne è un esempio. Lo scopo di questa struttura sovramolecolare sembra proprio quello di assicurare un bene universalmente apprezzato: il dispiegarsi della vita, il suo sviluppo e la sua conservazione. Ecco perché condivido slogan come quello fatto proprio da "Avvenire" con l’editoriale di Becchetti pubblicato in prima pagina lo scorso 27 agosto: «Ogni goccia d’acqua conta», e suggerirei di darne anche ragione, completandolo con «… perché senza di essa tu non esisteresti». Acquisire la consapevolezza che l’acqua copre un ruolo così decisivo potrebbe scaldare il cuore della gente e di chi ha la responsabilità delle scelte ambientali? Il futuro dell’uomo è assicurato solo fino a quando dureranno le risorse cosiddette "rinnovabili" che, in realtà dopo essere state usate, per intero rinnovabili non sono. Esse decadono per un principio termodinamico. È stato calcolato che, entro qualche decina d’anni, avremo bisogno di tre Terre per produrre le risorse necessarie a mantenere il livello di consumi attuale. Ma di Terra ce n’è una sola. È allora ineluttabile che più velocemente consumiamo più abbreviamo l’esistenza alle generazioni future. Ernesto Balducci scriveva profeticamente negli anni 80: «L’uomo (…) non è un dominatore; il mondo in cui vive non è uno spazio per le sue conquiste, è un organismo vivente (...) cresciuto come un sistema di equilibri che stringono tra loro le cose: l’acqua che scorre, l’albero che fiorisce, la rondine che vola, l’uomo che pensa. All’interno di questo sistema la vita è un tessuto unitario, dentro il quale – e non sopra il quale – lampeggia la coscienza umana scopertasi finalmente non arbitra, ma custode di tutte le cose». Grazie per l’ospitalità
Salvatore Silvano Emmi, Bologna, Cnr e Consorzio ProAmbiente
No, grazie a lei, caro dottor Emmi. Per la profondità appassionata dell’ulteriore riflessione alla quale dà sostanza e alla quale esorta. Da giornalisti di "Avvenire" abbiamo un’attenzione speciale al tema dell’acqua, che riaffiora in tante e diverse vicende di cronaca che (come quelle che si consumano nella terra dei roghi e degli sversamenti tossici o nei più diversi scenari di uso e di abuso delle risorse naturali) inducono noi – e dovrebbero indurre tutti, soprattutto coloro che hanno potere – sia a concentrare lo sguardo sul presente che ad alzarlo verso il futuro. Da cristiani abbiamo chiara la dignità del nostro posto nel mondo e sappiamo che il senso della meraviglia, del limite e della fraternità creaturale (quella che San Francesco continua a cantare per noi e con noi) può e deve renderlo unico.