Ci sono notizie da non dare? Sì, ma spesso basta misura
sabato 18 agosto 2018

Gentile direttore,

scorrendo il nostro giornale del 2 agosto 2018, ho notato con disappunto che un lettore ha protestato, o almeno chiesto lumi, su una “notizia non data” (in realtà data nelle pagine di Cronaca di Milano e Lombardia di “Avvenire”) riguardo una votazione in sede di Consiglio regionale della Lombardia, in ottemperanza ai dettami della lobby del condom e cioè con l’indicazione di fornire gratuitamente condom agli under24 così stimolandone il consumo in funzione anti Hiv, anche perché è l’unica funzione assai relativa che il condom svolge. Mi consenta di obiettare alla sua decisione di rispondere, perché facendolo lei ha dato qualche valore a quella notizia, che invece valore formativo non ha ma è una disinformazione classica che troppi giornali già compiono ampiamente. Infatti, per non contrarre l’Aids l’unico modo possibile è la monogamia stringente. Dunque più formativo sarebbe stato tacere la nuova sul voto a favore di quel due volte inutile (propone una soluzione non risolutiva, sono parole falsamente propagandistiche e che non avranno seguito) ordine del giorno lombardo. Per il resto continuo ad apprezzare il modo garbato e “cattolico” (anche in senso etimologico) di trattare qualsivoglia argomento del suo giornale che sento anche un po’ mio. Saluti da un affezionato abbonato.

Gianluca Ricci

Apprezzo il suo parere e le sue motivazioni, gentile signor Ricci. Fare informazione, significa fare scelte: dare, non dare, dare con misura. E noi ne facciamo tante di scelte, decidendo – per esempio – di non dare spazio al gossip o ad altre futilità e di non pubblicare, se non ci sono gravissime ragioni, notizie sui casi di suicidio. Per notizie come quella di cui stiamo parlando – un voto politico su un tema che tocca salute, etica ed educazione – si tratta di valutarne la portata effettiva. La nostra scelta è stata di dare conto con esattezza e senza enfatizzazioni. Il mio dialogo con il lettore che ha chiesto spiegazioni è stato un piccolo modo per cercare di spiegare a tutti come interpretiamo, giorno dopo giorno, il nostro lavoro.

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