M. Teresa Correddu, Pavia
Non sono un ciclista, ma ho dei colleghi che vengono al lavoro pedalando, i quali hanno fatto dei commenti analoghi ai suoi. La domanda preliminare che da osservatore esterno mi pongo è: prevalgono i comportamenti scorretti e pericolosi di chi nelle città si sposta in bicicletta o i rischi determinati da altri? Nel rispondere mi baso su ciò di cui ho esperienza, cioè su ciò che vedo a Milano. Impossibile negare che vi siano ciclisti insubordinati che sfrecciano su marciapiedi, si avventurano contromano su strade a senso unico e sono ancora meno rispettosi della precedenza dei già riottosi automobilisti. Trovo perciò giusto che queste condotte siano sanzionate anche con severità, proprio come avviene per questi ultimi. Tuttavia non posso non rilevare che le condizioni della viabilità sono decisamente ostili ai ciclisti e qualche volta quei comportamenti possono sembrare delle azioni di "legittima difesa". L’impossibilità di usufruire di piste ciclabili decenti per esempio – cioè di una rete ampia e ben integrata di percorsi continui – costringe chi si muove su due ruote a misurarsi con una circolazione che è piena di insidie in condizione di completa soggezione agli altri mezzi. Non mi pare dunque che ci sia del vittimismo in chi fa notare le difficoltà di doversi quotidianamente confrontare con viali dal fondo sconnesso, a filo di auto parcheggiate e magari avendo alla propria immediata sinistra un’insidiosa rotaia di tram. Per chi si relaziona ogni giorno con queste difficoltà – e tanto contribuisce alla lotta all’inquinamento e al traffico delle nostre città – la misura adottata dal governo non sembra certo un atto di cortesia! Ecco allora il mio auspicio: oltre che caricare le sanzioni, e punire chi fra i ciclisti non rispetta le regole del Codice della strada, ai fini della sicurezza di tutti spero sia presto imposta l’obbligatorietà del casco, come in tanti Paesi europei di grande tradizione ciclistica urbana. Così come mi auguro che la diffusione del noleggio di bici promosso dalle amministrazioni civiche sia il primo passo per la riqualificazione generale della viabilità ciclistica. Solo a queste condizioni, ne sono convinto, non ci sarà più spazio per obiezioni come le sue alla sanzione dei trasgressori a due ruote.
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