mercoledì 7 aprile 2021
I 100 anni della rivista "San Francesco" celebrati oggi ad Ascoli PIceno. La riflessione del cardinale Menichelli: come ci insegna Francesco, dobbiamo essere capaci di dare Dio
Le piazze di Francesco: «Come lui, liberarsi della schiavitù delle cose»

Continuano gli appuntamenti nelle piazze italiane in occasione dei 100 anni della rivista San Francesco. Mercoledì 7 aprile, alle 16.30 in Piazza Arringo ad Ascoli Piceno, in diretta streaming su sanfrancesco.org, sulla pagina Facebook e YouTube di San Francesco d'Assisi e sul canale Facebook del direttore della rivista Padre Enzo Fortunato si terrà l'incontro dal titolo “Parole povere, uscire dalla folla: la vocazione”. Parteciperanno tra gli altri il cardinale Edoardo Menichelli, il musicista Giovanni Allevi, e il direttore della rivista San Francesco padre Enzo Fortunato.

Ogni mese i frati della Basilica di San Francesco in dialogo in una piazza diversa d'Italia per celebrare San Francesco e il suo passaggio. Dopo Assisi, Foligno e Alviano il viaggio prosegue dunque verso Ascoli Piceno: luogo in cui, mentre Francesco predicava nella piazza, trenta persone uscirono dalla folla e si fecero suoi discepoli, ricevendo l'abito dalle sue mani. «La tappa di Ascoli Piceno sarà un momento per riflettere sulla differenza tra popolo e fraternità, massa e comunità - ha dichiarato padre Enzo Fortunato -. Ricorderemo uno degli episodi della vita di San Francesco dove nel predicare ad un popolo il Santo mostrò a tutti che i giovani non sono delle bottiglie da riempire ma luci da accendere».

La libertà di Francesco

di Edoardo Menichelli, cardinale

Francesco, il Santo di Assisi, luce per tutta la Chiesa, ha toccato la mia spiritualità e mi sento un suo “figlio”. Mi ha aiutato ad orientare lo stile della mia vita, nutrito dalla sua esperienza. Dobbiamo capire che nel tempo ecclesiale, sociale ed umano che stiamo affrontando, è necessario calare la sua testimonianza sia spirituale che evangelica.

Il Poverello è stato un uomo capace di liberarsi dalla prigione delle cose e dovrebbe essere per ognuno, credente e non, un segno di speranza, un “obbligo” spirituale per essere capaci di guardare Dio con libertà, per avere il cuore aperto alla povertà del mondo e della storia. Nel tempo in cui viviamo, rissoso e limitato nella misericordia, dobbiamo trovare spazi di perdono e scelte che possano diventare lenimento per le tante sofferenze che conosciamo e sperimentiamo.

Francesco è stato anche capace di guardare al Creato come cosa di Dio, su cui Dio ha la sua signoria non egoistica ma donata a tutta l’umanità. Chiamare ogni cosa fratello e sorella, osservando in tutto il sigillo dell’amore divino, è un invito a riscoprirne la sacralità e la fraternità. Si tratta di un’ode alla fraternità.Facciamo molta fatica a comprendere gli egoismi politici, economici e religiosi che caratterizzano il nostro mondo. Ci sentiamo al sicuro quando guardiamo le povertà del mondo, ma se riscoprissimo la sacralità del Creato, in cui tutti siamo amati da Dio, capiremo che dobbiamo vivere la bellezza di questo Creato e non abusarne. Con essa riscopriremo anche la fraternità e l’importanza di custodire per celebrare e restituire ciò che abbiamo noi oggi a coloro che vengono dopo. Come ci insegna Francesco, dobbiamo essere capaci di dare Dio, di possederlo e farlo conoscere, di essere missionari della sua libertà.

Ognuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe imitare anche il Santo Padre, non solo per la scelta del nome, ma per l’intenso orientamento, per il suo “prendere” da san Francesco il metodo di stare nel mondo con gli altri. Per guardare con serenità alla storia umana e alla propria personale.

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