Quindicimilaottocento canne (di lunghezza compresa tra i 10 metri e i 2 centimetri), 180 timbri sonori, 5 postazioni da cui è suonabile e altrettanti gruppi di canne. È un gigante l’organo del Duomo di Milano, il più grande d’Italia e il secondo d’Europa. Ma un gigante malato. E la cura per salvarlo costa oltre un milione di euro.
Niente paura: anche stavolta, la Veneranda Fabbrica che dal 1387 ha costruito e custodisce il monumento ha saputo trasformare un problema in una risorsa, facendo di questa necessità economica una straordinaria opportunità per riavvicinare i milanesi al grande strumento. S’intitola “15.800 note per il Duomo” la nuova campagna presentata ieri mattina a pochi metri dalla consolle principale dell’organo, il gruppo di cinque tastiere con cui Emanuele Vianelli – l’organista titolare della Cattedrale – al termine dell’incontro ha fatto risuonare la Toccata e Fuga in Re minore di Johann Sebastian Bach.
Una campagna rivolta a chiunque voglia far propria questa causa: offrire almeno 50 euro, in cambio di vedere iscritto il proprio nome nell’albo dei donatori della Veneranda e di poter partecipare gratuitamente a tre concerti d’organo.
Partiranno nella seconda metà dell’anno e proseguiranno almeno fino al 2022 i lavori di restauro, quanto serve per “rifare le pelli dei mantici – ha spiegato Francesco Canali, l’ingegnere della Veneranda – l’impianto elettrico e il restauro delle ante lignee che rischiano crolli o distacchi di materiali”. Lo strumento, “un dono con cui Benito Mussolini – ha raccontato Vianello – aveva voluto risarcire la Fabbrica dei precedenti depauperanti”. Mussolini subordinò il finanziamento dell’organo alla condizione che venissero scelte le migliori maestranze patrie, la Fabbrica scelse tre botteghe lombarde, due delle quali, la Tamburini di Crema (Cremona) e la Mascioni di Cuvio (Varese), sono ancora attive. Lo strumento fu consegnato nel 1938. Erano state recuperate canne dei precedenti strumenti fino quasi a toccare il XVI secolo. Un organo antico e moderno al tempo stesso.