martedì 9 febbraio 2021
Hanno poche cose, oltre alla paura. E cercano di tenersele strette, insieme almeno alla dignità. Tredici senza dimora sono morti dall'inizio dell'inverno a oggi solo nella Capitale
Clochard. Cartoni, freddo, solitudini

Cartoni, freddo, pioggia. A qualcuno hanno regalato una tenda da campeggio e così la notte è appena meno drammatica. Di romantico c’è solo come li definiamo, clochard: il resto è solitudine, sofferenza, emarginazione. Ed è morte, se ne sono andati in tredici, dall’inizio dell’inverno a oggi, solo a Roma. Morti di freddo e stenti. Altro che le stelle come tetto. E fra un paio di giorni una nuova ondata di freddo, pesante, investirà il nostro Paese.

Hanno poche cose, oltre alla paura. E cercano di tenersele strette, insieme almeno alla dignità e te ne accorgi quando, quasi ogni sera, i volontari vanno a portare loro qualcosa di caldo. Qualcuno sceglie cocciutamente la strada come casa, molti altri ne sono scelti, loro malgrado. Migranti e sempre più italiani. Sempre più in là con l’età, sempre che vi arrivino. Nella Capitale si stima siano poco meno di diecimila le persone che non hanno una dimora. E secondo l’Istat (ma gli ultimi dati sono riferiti al 2014), il quaranta per cento dei clochard in Italia vivrebbero tra Roma e Milano.

Meno di tre settimana fa, il 20 gennaio, hanno trovato senza più vita Ewdin, 46 anni, vicino piazza San Pietro: “Preghiamo per Edwin. Pensiamo a lui, a cosa ha sentito quest'uomo, nel freddo, abbandonato da tutti, anche da noi. Preghiamo per lui”, ha detto papa Francesco durante l’Angelus, quattro giorni dopo.

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